Quando raccontiamo la storia di un velivolo precipitato durante la Seconda Guerra Mondiale, solitamente ci limitiamo al fatto in sé, ma questo crash -se pur simile nella sua dinamica a molti altri- si inserisce in un contesto molto più ampio che vede per protagonista il tragico bombardamento di Padova dell’11 marzo 1944. Poiché non è possibile estrarre dal contesto di quel giorno l’abbattimento di questo P-47, abbiamo ritenuto importante ricostruire la dinamica degli eventi nella loro interezza.
Padova - 11 marzo 1944. Tarda mattinata, è una fredda e umida giornata di fine inverno, uno strato di nubi a 3000 m rende il cielo e l’atmosfera della città brumosa e triste, come il morale dei padovani dopo 4 anni di guerra e 4 bombardamenti alleati subiti con il relativo seguito di lutti, disperazione e distruzione. In quei giorni gli alti comandi alleati decidono di mettere in atto una campagna aerea contro le principali linee di comunicazione situate in territorio italiano, in particolare le linee ferroviarie che dal Brennero e da Trieste si diramano verso il centro Italia. Scopo di questa scelta operata dagli alti comandi alleati è quello di tentare di ridurre i rifornimenti necessari ad alimentare la capacità di combattimento delle forze germaniche. Questa campagna di Interdizione Aerea, battezzata “Strangle”, diventerà uno degli aspetti che contraddistingueranno tutto il proseguimento dell’utilizzo su suolo italiano delle forze aeree.
Tavoliere delle Puglie - 11 marzo 1944. Ore 9:00: più di 300 bombardieri pesanti B-17 e B-24 della 15th Air Force Statunitense decollano e si radunano sull’Adriatico davanti al Gargano. Una volta compattata la formazione, fanno rotta verso nord/ovest. Quella che si sta muovendo in una delle tante, innumerevoli missioni di bombardamento sull’Italia è la forza aerea strategica basata in Puglia dopo l’occupazione alleata e consiste nella seconda forza area strategica posta in Europa (la prima era l’8th AF che si trovava nel Regno Unito).
Sala Briefing di un gruppo di volo della 15th Air Force, pianificazione di una missione verso il Nord Italia
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111 di questi quadrimotori Boeing B-17 “Flying Fortress”, hanno come obiettivo la stazione ferroviaria di Padova. A fornire copertura aerea ai bombardieri americani , decollando da Lesina, saranno i Republic P-47 D “Thunderbolt” del 325th Fighter Group, chiamato “Checkertail Clan” a causa del reticolo a scacchi gialli e neri con cui erano decorati i piani di coda di quei possenti caccia monomotore.
Formazione di Thunderbolt P-47 D del 325th Fighter Group “Checkertail Clan"
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Manca poco a mezzogiorno quando, nel centro di Padova, suona l’allarme aereo: la gente sorpresa e terrorizzata si precipita nei rifugi. Le “Flying Fortress”, inquadrate nella classiche “Boxes”, le formazioni di combattimento adottate dai gruppi di bombardieri USAAF, sono state avvistate dai radar della difesa aerea. Ed eccoli, li si sentono arrivare dopo poco, a 7000 m di quota: uno strato di nubi a 3000 m più in basso copre quasi totalmente l’obiettivo. Gli abitanti di Padova non possono vederli, ma di certo sentono il rombo di centinaia e centinaia di motori Wright R-1820 che emettono il loro suono cupo. E’ come un ruggito del cielo. Che certo suona più drammatico di ogni sirena. Panico, incertezza, nulla più spaventa di qualcosa che presagisce distruzione senza poter nemmeno vedere da dove. Le nubi sembrano fornire una protezione alla città, così si spera, ma alcuni bombardieri USAAF sono dotati del sistema di puntamento radar “H2X” che permette di individuare comunque gli obiettivi, nonostante la copertura nuvolosa. Probabilmente, volendo effettuare un bombardamento il più possibile di precisione (che era nella politica scelta dal governo americano per evitare il più possibile vittime civili), le formazioni effettuano due passaggi sulla città prima di eseguire lo sgancio. La posizione centrale dello scalo ferroviario e le difficoltà di puntamento non permettono un bombardamento di precisione e le circa 300 tonnellate di bombe sganciate cadono tra il centro e la prima periferia. Padova è lacerata, ferita nel profondo, brucia, crolla: è l’inferno. All’uscita dai rifugi i Padovani raccoglieranno le loro vittime, 70. E probabilmente vedranno loro stessi in quei corpi che non hanno trovato salvezza. Non è solo lo strazio dei parenti perduti. E’ lo strazio della consapevolezza che qualcosa di terribile si sta abbattendo sulle proprie città e non c’è rimedio. Non c’è sicurezza. La ferita si allarga nell’osservare la città menomata nel suo patrimonio artistico: in particolare la chiese di San Benedetto degli Eremitani è completamente distrutta e con essa gli affreschi del Mantegna contenuti nella Cappella Overtari. Si distrugge la vita. Si distrugge la bellezza. Il dolore dei Padovani deve avere l’odore di calcinacci e il silenzio dell’orrore.
Rovine della Chiesa degli Eremitani dopo il bombardamento
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Oltre alla contraerea, a contrastare le formazioni alleate intervennero i caccia italiani della ANR e quelli tedeschi della Luftwaffe. Il 1° Gruppo Caccia italiano, guidato da Adriano Visconti e due gruppi caccia tedeschi, il Jg 53 e Jg 77, decollarono su allarme dagli aeroporti Veneti e Friulani ed attaccarono con grande aggressività e determinazione i bombardieri sia sul cielo di Padova che sulla via del ritorno: essi abbatterono tre B-17 facenti parte dell’ultimo gruppo che si era attardato sulla città. I P-47 dei “Checkertail” di scorta reagirono impegnandosi in una battaglia aerea contro i caccia dell’Asse. Ne scaturì una delle più imponenti battaglie aeree che mai si videro sui cieli veneti. L’estensione di tale battaglia fu da Padova fino al Po. Le perdite effettive di quel giorno, come risulta dalla consultazione e comparazione dei documenti ufficiali risulteranno essere: 3 bombardieri B-17 Flying Fortress; 3 caccia P-47 “Thunderbolt” con i relativi piloti; 5 caccia Bf 109 con 3 piloti deceduti per i tedeschi; 4 Macchi 205 con 3 caduti, i Ten.ti Boscutti, Bortolani e Castellani per gli italiani.
L’Associazione Aerei Perduti Polesine esaminando e studiando nel dettaglio tutta la battaglia aerea avvenuta quel giorno, ha deciso di concentrarsi nella ricerca dei velivoli precipitati quel giorno e non ancora trovati. Dalla documentazione tedesca relativa è emerso che il P-47 matricola 42-75749 precipitò in località “Isola Dell’Abbà”, nel Comune di Polverara: purtroppo il pilota non ebbe scampo e non riuscì a salvarsi dallo schianto del suo caccia. Il suo corpo fu tumulato nel cimitero locale. Questo “Thunderbolt” è una delle tre perdite subite quel giorno dai caccia statunitensi durante la missione su Padova; gli altri due risultano dispersi in mare. Il rapporto statunitense -MACR- relativo alla perdita del F/O Knox è inesatto, in quanto riporta come suo ultimo avvistamento la zona di Pescara. Estremante più precisi sono al contrario i rapporti tedeschi, che danno come luogo di caduta del Thunderbolt l'area di Padova
AV-725 pag.65
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Il P-47 D Serial Number 42-75749 era pilotato dal F/O Claude S. Knox che aveva battezzato il suo “Thunderbolt” con il nickname "Hell's angel". Egli era alla sua 29ma missione. Knox aveva ingaggiato combattimento con i Messerschmitt tedeschi del Jg 77 che piombavano sulle fortezze volanti americane mentre erano ancora sopra Padova. Knox fu attaccato dal pilota tedesco Ltn. Schlezing che ebbe la meglio su di lui. Infatti egli dichiarerà una vittoria alle 11:44 a sud ovest di Padova. Gli abitanti di Rocajette quel giorno osservarono questo caccia passare basso sul paese lasciandosi dietro una scia di fumo scuro e scomparire dietro l’argine del fiume in direzione del campanile della chiesa di Isola Dell’Abbà: era il F/O Claude Knox che tentava di mantenere in assetto di volo il suo pesante “Thunderbolt” ormai ferito mortalmente e condannato a precipitare. Il ventitreenne pilota del South Carolina riuscì ad evitare lo schianto sul paese e sulla chiesa di Isola ed eseguire un rovinoso atterraggio a carrello retratto nella campagna prospiciente la chiesa, nei suoi ultimi attimi di vita ha cercato di evitare inutili ulteriori sofferenze alla popolazione civile. Naturalmente giunsero subito curiosi, militari tedeschi e militi della GNR: le testimonianze che abbiamo raccolto sono variegate, sembra che il povero pilota, nell’abitacolo fosse ancora vivo anche se morente. Il parroco dell’ epoca, Don Guglielmo Bettinardi che, data la vicinanza della chiesa parrocchiale fu uno dei primi ad accorrere, scrisse nelle sue memorie che il pilota atterrato era Messicano, probabilmente il fumo e l’olio fuoriusciti dal motore colpito gli avevano scurito il volto portando il parroco a questa considerazione. Le testimonianze riportano anche tristi particolari che rasentano il vilipendio: un milite della GNR sputò sul pilota morente e venne richiamato dai militari tedeschi che mal tollerarono un simile gesto; l’asportazione dell’anello d’oro che Claude portava al dito e di cui non si è saputo più nulla. Claude Knox è stato tumulato nel cimitero di Isola dell’Abbà: questo per lo meno fu un gesto di umanità non riservato a molti aviatori alleati che, essendo di fede protestante, venivano sepolti fuori dai cimiteri cattolici. Claude Knox aveva 23 anni proveniva da Westminster Oconee County in South Carolina, ove era nato il 19 gennaio 1921, era figlio Di William e Margie, primogenito di tre fratelli, diplomato alla Westminster high school, lavorava nel settore agricolo prima di arruolarsi nell’aviazione dell’esercito; nel novembre del 1942 aveva ottenuto le sue “ali” di pilota. Al momento della sua ultima missione aveva già ottenuto due decorazioni per meriti di guerra. Il corpo di Claude il 30 giugno 1946 è tornato a Westminster la sua località natale, ove tuttora riposa nel cimitero della chiesa battista.
Del P-47 D “Hell’s Angel” non è rimasto quasi nulla: quanto non prelevato dai militari venne riutilizzato dalla popolazione. L'alluminio di cui era composto per il 90% il velivolo, poteva avere un’infinità di riutilizzi: pentole, suppellettili vari, attrezzi da lavoro, tamponamenti di stalle e pollai. L’enorme motore Pratt & Whitney R-2800-59; radiale 18 cilindri doppia stella, una tonnellata di buon metallo, sicuramente fu merce di scambio con qualche rottamaio nel dopoguerra. Oltre ai racconti della gente del posto l’Associazione Aerei Perduti Polesine è riuscita ad individuare il punto esatto dove ha impattato il P-47 di Knox: non è che un piccolo dettaglio, ma necessario per chiudere la ricostruzione di questa storia, onorare la memoria di questo giovane aviatore e non permettere di dimenticare questo avvenimento ai cittadini di Polverara e Roncajette.
P-47 D Thunderbolt del 325th FG, velivolo simile a quello precipitato a Isola dell’Abbà (Jeffrey Ethell Collection)
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Aerei Perduti Polesine ringrazia l’associazione “La Casa dei Corsi”, L’assessore Chiara Pengo, il Sig. Franco Pattaro e tutte le persone di Polverara e Roncajette che ci hanno aiutato. Un riconoscimento particolare va da Don Narciso Dante, parroco di Isola dell’Abbà che ci ha accolto in canonica e riscaldato con la sua accoglienza e il vin brulè! Ci ha permesso di consultare i registri storici parrocchiali e ha contattato per noi i potenziali testimoni. Grazie Don Narciso, a lei dedichiamo questa ricerca.