La Luftwaffe, alla data del 1° aprile, poteva schierare circa un centinaio di aerei, cui si sommava un altro centinaio dell’ANR. In queste esigue forze erano inclusi tre velivoli a reazione Arado Ar 243 B giunti in Italia alla fine di febbraio per effettuare le indispensabili ricognizioni aeree nella prospettiva dell’imminente offensiva alleata di primavera. Questa unità da ricognizione costituiva il Kommando Sommer, dal nome del Haupt. Erich Sommer che ne assunse il comando il 14 marzo 1944. Unica in Italia ad operare con jet, era stanziata a Campoformido e poteva servirsi dei campi di Osoppo, Lonate e Villafranca. Oltre al Haupt. Sommer gli altri piloti erano il Ltn. Gunther Gniesmer e il Fw. Walter Arnold.
“Alle 9,25 dell’11 aprile l’Arado 234 B-2 sigla T9+DH W.Nr. 140142 pilotato dal Ltn Gniesmer atterrò a Lonate da Campoformido, fece rifornimento di carburante e ripartì alle 13,10 volando verso sud. Quel giorno la 15th Air Force USAAF aveva inviato 112 B-17 , scortati da 30 P-51, a bombardare il ponte ferroviario di Vipiteno, nei pressi del Brennero. Questa formazione incontrò l’Arado a sudovest di Bologna. Il Ltn. Benjamin W. Hall III del 52nd FG 2nd FS ed il suo gregario Lt. Cooper videro un velivolo due miglia avanti che volava alla loro stessa altitudine. Hall si avvicinò a 800 yarde e fece fuoco colpendo la carlinga dell’Arado nella parte sinistra. Gniesmer tentò immediatamente di sganciarsi da quella situazione di pericolo aumentando la velocità per allontanarsi dal P-51, questi a sua volta dette tutto motore per non perdere il contatto con il jet ma ovviamente l’Arado inziò ad allontanarsi. Hall sparò consistenti raffiche colpendo la coda, la fusoliera e l’ala sinistra; Hall vide il motore sinistro esplodere, o forse solo incendiarsi, comunque il jet perdendo velocità iniziò una leggera virata. A sua volta Cooper riuscì anch’egli a piazzare qualche colpo sul nemico, e riferì che sarebbe precipitato senza però aver visto alcun lancio di paracadute. In effetti invece Gniesmer riuscì ad allontanarsi e a seminare i suoi inseguitori, ma dovette abbandonare il suo aereo ormai perduto. Si lanciò ma disgraziatamente fu colpito dalla coda dell’aereo riportando gravi ferite. Atterrò dietro le proprie linee, fu ricoverato all’ospedale militare di Ferrara ma per la gravità delle ferite riportate morì due giorni dopo. L’Arado abbandonato continuò il suo volo effettuando una lunga planata che lo portò a schiantarsi 10 miglia nordovest di Alfonsine vicino alla Valle di Comacchio, dove fu trovato dal Field Intelligence inglese il 16 aprile” (cfr. Nick Beale, Ferdinando D’amico e Gabriele Valentini “Air War Italy").
Nel rapporto sul ritrovamento, si legge che l’aereo aveva effettuato un atterraggio di emergenza ed era stato poi incendiato e distrutto dai tedeschi in ritirata. Questa fu l’interpretazione che gli inglesi diedero dopo l’esame dei resti. Nella realtà invece l’Arado continuò il suo volo grazie al pilota automatico e precipitò dopo una lunga, interminabile discesa. Nel rapporto si dichiara che quello era il primo jet a venire esaminato nel teatro mediterraneo. In effetti l’Arado 234 era un aereo ultramoderno per l’epoca: chiamato Blitz dai tedeschi, nella sua versione definitiva arrivava a toccare gli 850 Km/h, un vero e proprio ufo per gli aviatori alleati. La versione “B” montava due turbojet Junkers Jumo 004B da 1980 libbre di spinta, mentre la “C” riceveva la propulsione da quattro turbojet BMW 003 montati in coppia sotto ciascuna ala. Se non fosse stato trovato dagli inglesi, dell’Arado di Gniesmer probabilmente oggi non si saprebbe più nulla: nessuno lo vide cadere, nessun abitante sapeva o aveva sentito dire qualcosa di questo aereo, nessuno ne aveva trovato i resti. D’altronde la zona, già poco popolata, era deserta a causa dell’immediata vicinanza del fronte e dell’offensiva in atto. I resti rimasero nel campo solo alcuni giorni, poi vennero interamente prelevati dagli inglesi. Fu l’unico Arado ad essere abbattuto nel teatro del Mediterraneo.
Dopo mesi di ricerche, il 5 marzo 2005 nei pressi della località Mulino di Filo gli autori sono riusciti a recuperare alcuni frammenti di alluminio, in parte fusi, all’incirca nella zona dove gli agenti del Field Intelligence avevano rinvenuto i resti del jet. In un frammento è stata trovata una sigla di matrice tedesca: l’Arado era caduto proprio lì, in un terreno trasformato in cava di argilla per la fabbricazione di mattoni. La cava ha notevolmente trasformato e sconvolto il sito: con il procedere degli scavi si è formato uno stagno di notevoli dimensioni esattamente nel punto in cui l’Arado impattò sul suolo. Nelle immagini è riconoscibile un frammento della Kabinet Lampe FL32269-3.