10 febbraio 1945 - Thunderbolt P-47 D Ser. Nr. 42-26775 - Frassinelle Polesine (RO)

E’ grazie ad un ragazzo polesano di 14 anni, Francesco Brocadello che improvvisamente, e in modo del tutto inaspettato, è stato possibile trovare un aereo di cui tutti parevano ignorare l’esistenza. La memoria, infatti, di questo crash pareva sparita e nessuno degli abitanti di Chiesa di Frassinelle ricorda più questo evento. Complice forse, il periodo in cui avvenne: siamo agli ultimi mesi di guerra, molte famiglie erano sfollate causa i ripetuti bombardamenti proprio in quella zona. Questo potrebbe essere un motivo sufficiente per giustificare tale dimenticanza. E’ stato dunque l’occhio sveglio di un ragazzino polesano che, mentre si trovava nel campo del padre per aiutarlo, improvvisamente ha notato un frammento metallico che luccicava nel terreno, a fianco dell’attrezzo agricolo che era rimasto lì bloccato per problemi tecnici. Il padre, Roberto Brocadello, appassionato ricercatore a sua volta, immediatamente comprende che può trattarsi di un frammento di aereo e, guardandosi intorno, nota altri pezzi disseminati nel terreno. Come prima ipotesi, la presenza di frammenti è stata imputata alla caduta, a poche centinaia di metri di distanza, del Baltimore abbattuto la notte del 2-3 agosto 1944. Successivamente, un attento esame dei reperti non solo ci ha permesso di identificarlo come P-47 Thunderbolt, ma ci ha anche dato la certezza che l’aereo era verniciato in livrea mimetica verde – grigia.

Dallo scavo effettuato dall’Associazione Aerei Perduti Polesine il 28 settembre 2019 sono emerse, ad una profondità variabile tra i 2 e i 4 metri, elementi e parti strutturali del P-47 che permettono di ricostruire la cornice storica dell’evento. Ci è di molto aiuto anche la testimonianza del Sig. Bombonato Corrado, di Arquà Polesine, che racconta: “Più di quaranta anni fa, venivamo a pescare qui sul canale. Io avevo circa 12 anni e mio zio un giorno ci raccontò che fu testimone dell’abbattimento di un aereo. Lo zio abitava a Pincara e si chiamava Toffarin Almerino. Egli vide la scia di questo abbattimento e con i ragazzi di Pincara presero le biciclette e vennero qua sul posto. L’aereo era caduto a terra. Purtroppo non ricordo cosa mi disse del pilota, ma qualcosa mi disse. Lo zio mi portò qui, proprio vicino a dove state scavando e, prima di entrare nei campi arati ci disse: -Guardate, mi ricordo che era un aereo di lamiera, sembrava alluminio o un acciaio leggero. Trovate dei pezzi di lamiera con dei ribattini-. Infatti abbiamo fatto un giro in mezzo al terreno e ne abbiamo trovati di questi pezzi di lamiera con dei ribattini. Il colore del velivolo, la sua provenienza da Ovest, la tipologia della pala dell’elica, una Hamilton Standard, consentono di circoscrivere l’evento ad un caso ben preciso e conducono ad una ricostruzione storica piuttosto attendibile sull’identità del pilota, anche in virtù dell’effettiva corrispondenza geografica tra il luogo di caduta dell’aereo e la cronaca di quanto accadde al Lt. Roberto Brandini, del 1° Gruppo Caccia Brasiliano (accorpato al 350th FG USAAF).

Quel giorno di febbraio 1945, la formazione di P-47 decollò dall'aeroporto di San Giusto a Pisa, per bombardare il ponte ferroviario di Ponte di Piave. Il rientro prevedeva una ricognizione armata alla ricerca di bersagli di opportunità sulla rotta Ponte di Piave-Verona-Rovigo-Base. Fu durante il rientro, una dozzina di km a est di Ostiglia, che l’aereo di Brandini fu colpito e danneggiato dalla flak. In un articolo giornalistico uscito nel dopoguerra in Brasile, è descritto con dovizia di particolari cosa accadde al Lt. Brandini in quella che era per lui la sua ventottesima missione, la sua ultima missione di guerra: “È successo di pomeriggio. Brandini stava volando al fianco del 1° Lt. Luis Lopes Dorneles, secondo leader dello Squadrone. Quando giunsero in prossimità della città di Ostiglia, incontrarono un intenso fuoco antiaereo e lo squadrone decise a suo volta di attaccare la Flak. L'aereo di Brandini fu colpito, e ridotto ad un colabrodo. Il motore iniziò ad emettere densi sbuffi di fumo nero che ostruivano la visione del pilota. L'unica risorsa era saltare. Brandini spalancò il tettuccio, si arrampicò sul sedile e fece avanzare la cloche per poi abbandonare il velivolo. Ma quando la manovra fu completata, uno dei suoi piedi rimase bloccato in qualcosa all'interno dell’abitacolo. Brandini ricorda solo di essere riuscito a liberare il piede approfittando dell'improvviso movimento dell’aereo, ma in quel preciso momento, la scheggia di una granata lo ha colpito alla testa, lasciandolo privo di sensi. Quello che è successo dopo gli è stato riferito in un secondo momento: il paracadute, che ne frattempo si era aperto, rimase impigliato alla coda del P-47. Il gregario di Brandini, Luis Lopes Domeles, girandosi di lato, vide cosa stava succedendo. Poco dopo osservò il corpo del suo compagno gettato nella neve. Quindi riferì alla radio che il Lt. Brandini era morto. Solo in seguito si scoprì che il paracadute si era staccato dai piani di coda pochi metri da terra grazie all'azione del vento e si era aperto abbastanza da rallentare la caduta del pilota. Brandini fu soccorso dagli italiani che lo portarono in una stalla. Poco dopo giunsero i tedeschi che lo presero in consegna, credendo inizialmente che fosse un pilota americano. Un aviatore arrestato è sempre prezioso negli interrogatori. Così i tedeschi portarono il ragazzo in un ospedale improvvisato in un hotel vicino a Padova ed attrezzato per interventi chirurgici alla testa. Una unica operazione non risultò sufficiente e si prospettò la necessità di una seconda. Perciò il pilota Brasiliano venne caricato su di un treno per un altro ospedale vicino a Verona”. Con l'armistizio Brandini venne prima trasferito in Brasile. Il viaggio di ritorno, tuttavia, non sarebbe stato definitivo: il pilota brasiliano venne portato negli Stati Uniti dove, al General Hospital di New York, i medici lo operarono nuovamente, posizionando una piastra di titanio nella testa. Roberto Brandini ha continuato la vita militare e si è ritirato dalla Brazilian Expeditionary Force (FEB) nel 1960. In seguito ha ricoperto una posizione di fiducia del Governo, presso il Ministero del Lavoro nella città di Rio de Janeiro. Brandini dopo essersi congedato da tale incarico, si è trasferito nella città di San Paolo, dove ha guidato la “CIA de Gas. Roberto si è spento nel 1990.

Tutte le notizie sull'abbattimento del Lt. Brandini sono tratte dalla pag. facebook del docente brasiliano Luciano Fernandes:https://www.facebook.com/profile.php?id=100015439711789&fref=search&__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=ARD_k9topkfa5uWI1VdcODwb-2RrTbetHw6SBcyenlpJSANmBi00RB0n_RXpuXBG1q8LGQ0e5s-s-2TL e nel sito: http://www.sentandoapua.com

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