A Villanova di Camposampiero, molti anziani ancora ricordano un fatto accaduto durante la seconda guerra mondiale, che il parroco di Villanova di Camposampiero, Don Mario Merlo, così descrive nella cronistoria parrocchiale: “Anche un aereo cadde tempo fa ai primi di dicembre 1944 presso la via Caltana, senza arrecare alcun danno” .
“IL GAZZETTINO” di Padova di martedì 12 dicembre 1944 informa i lettori riportando la notizia nel ritaglio che riguarda i bombardamenti e mitragliamenti avvenuti nei giorni precedenti in tutta la provincia di Padova: “Nella mattinata di sabato scorso un caccia bombardiere sarebbe stato abbattuto a Villanova di Camposampiero. Il pilota si sarebbe salvato con il paracadute” .
Si tratta di sabato 9 dicembre: da est giunge un aereo alleato in difficoltà, che, lasciando dietro di sé una scia nera, finisce la sua corsa in un campo di via Caltana, vicino a dove oggi si trova una ferramenta; subito dopo arrivano altri due aerei, che per alcuni minuti sorvolano la zona e poi si allontanano. Spariti gli aerei, la gente si fa coraggio e un po’ alla volta arriva sul posto; alcuni iniziano a portarsi via qualcosa, addirittura un’intera ala, ma tutto si ferma con l’arrivo dei tedeschi e delle brigate nere che allontanano i curiosi ordinando di lasciare le cose asportate.
Giuseppe Zordan, di Fiumicello, così ricorda l’evento: “L’ho visto che veniva giù facendo fumo nero, un aereo piccolo, da caccia, con un solo pilota, americano. Dopo aver visto l’aereo cadere, io e il mio amico Arduino, siamo corsi sul posto e siamo arrivati per primi; da dentro l’abitacolo abbiamo preso un mitra e poi un nastro di munizioni e siamo scappati via di corsa a nascondere gli oggetti dentro il buco di un “salgaro” (salice). Purtroppo, due giorni dopo, non abbiamo trovato più niente” . Anche l’amico Arduino Catapan ricorda quei momenti: “L’aereo era argentato, con un motore e abbiamo preso il mitra e la maglia di colpi di mitraglia” .
Il pilota, lanciatosi con il paracadute, invece scende qualche centinaio di metri più ad ovest rispetto l’aereo, non lontano dall’incrocio fra via Caltana e via Bollana. Viene soccorso dall’allora diciottenne Giuseppe Agnelli, che ancora oggi abita lì a qualche centinaio di metri da quel luogo: “Ero uscito per prendere il coltello per preparare i “saadi” (salumi) ed ho visto il pilota scendere con il paracadute. Con mio fratello Giuseppe andammo subito dal pilota, correndo senza le “sgalmare” (zoccoli) per andar più veloce sui campi ghiacciati. Il paracadute era impigliato sui rami di un “salgaro” così aiutammo il pilota a sganciarsi dal paracadute. Appena liberato, il pilota fece segno con le mani agli aerei che stava bene e lo portammo a casa. Arrivati gli offrimmo della grappa ed a gesti ci spiegò di essere un capitano americano e di essere il comandante di quei aerei. Poco dopo sentimmo avvicinarsi a casa i tedeschi e i fascisti sparando fra le canne dei fossi, dopo aver trovato il paracadute appeso sul “salgaro”. Non dovevano trovare il pilota in casa nostra, allora presi il pilota e di corsa attraverso i campi andammo dai Zordan che sapevamo essere dei partigiani. Stavamo attraversando via Maiset, ma all’improvviso arrivò in bicicletta un tedesco anziano con un paltò. Frenò bruscamente sorpreso nel vederci, così io approfittai per tornare nei campi, mentre il tedesco prese il fucile e fermò l’americano”. Per un po’ di tempo mi sono nascosto in un pagliaio, poi mi sono fatto coraggio e sono andato dov’era caduto l’aereo. Aveva una sola coda e un grande motore e sul campo erano sparsi i nastri di mitragliatrice e anche le ali; una la stavano portando via con dei buoi, ma i tedeschi li fermarono e gli ordinarono di portarla indietro. Poi sono arrivati altri tedeschi con il pilota per mostrargli l’aereo, alla fine lo portarono via con una macchina e da allora non ho saputo più niente. Finita la guerra, arrivò una signora americana accompagnata da un uomo. Cercava notizie del pilota; non ero a casa così parlò con mio padre, che le mostrò il salvagente lasciato dal pilota, che tenevo per nuotare nei fossi. Quando la signora lo vide, disse che non era quello di suo figlio e se ne andò” .
La signora americana, prima di arrivare in casa di Giuseppe, aveva chiesto informazioni anche ad altri abitanti e per questo qui a Villanova si crede ancora che il pilota non abbia fatto ritorno in America, mentre ora sappiamo dalla testimonianza del signor Giuseppe, che quella madre stava cercando un altro pilota. L’identità e la sorte dell’aviatore americano è stata rivelata dagli storici Fabio Chinellato e Alessandro Cianchetta e col contributo dell’Associazione Aerei Perduti Polesine. Dopo aver esaminato tutti i rapporti americani sulle perdite avvenute a dicembre 1944, verificandone i punti di caduta, è stata possibile l’identificazione del pilota di Villanova. Si trattava del Capitano dell’aviazione americana Thomas Henry Jr Callan, nato il 21 agosto 1921 a Custer, contea di Custer nel Dakota del Sud, pilota di un aereo monomotore, il Republic P-47 D-26RA “Thunderbolt”, precipitato il 9 dicembre 1944 a 16 km a nord est di Padova.
Quel mattino, Callan era al comando di una sezione della “66th Fighter Squadron” del “57th Fighter Group”; Decollati dall’aeroporto di Grosseto, i caccia americani dovevano svolgere una missione di bombardamento e mitragliamento del tratto ferroviario fra Fontaniva e Carmignano di Brenta. La missione non cominciò bene, perché appena mitragliato un treno, il tenente Dehmer Charles viene colpito dalla contraerea e muore schiantandosi a 500 metri dal municipio di Carmignano di Brenta. Anche il “Thunderbolt” di Callan viene raggiunto dai colpi: infatti comunica alla radio di esser stato colpito e di dover rientrare alla base perché sta scendendo la pressione dell’olio motore. I sottotenenti Weisenberger Carl e Sherwood Lincoln, appena terminano il mitragliamento, prendono la direzione di Callan per raggiungerlo e scortarlo verso Grosseto. Il primo ad avvistarlo è Sherwood, che fa appena in tempo a vedere l’aereo rovesciarsi e Callan lanciarsi per raggiungere terra non molto distante da una casa di contadini, dove vede alcuni uomini dirigersi verso il paracadute. Ma era un giorno di foschia e il caccia poco dopo perde di vista il capitano Callan. Dopo giunge anche Weisenberger, che vede il Capitano già a terra mentre corre parallelo ad una strada. Questi erano i due piloti salutati da Callan e visti dagli abitanti di Villanova volare per un po’ di tempo attorno al luogo di caduta.
Dopo la cattura, il capitano Callan viene portato subito alla villa Selvatico di Sant’Andrea di Campodarsego, sede locale del comando tedesco, per poi essere accompagnato prima al comando della Wehrmacht a Padova e poi il 12 dicembre al campo di transito di Verona e da qui in Germania, dove il 12 gennaio 1945 è rinchiuso nello “Stalag Luft 1” (Campo di prigionia gestito dall’aviazione N° I) di Barth-Vogelsang, in Prussia. Il campo viene liberato dall’Armata Rossa il 30 aprile 1945, così dopo cinque mesi di prigionia Callan può finalmente ritornare in America nella contea di Custer, nel Dakota del Sud, dove continuerà a vivere spostandosi negli ultimi anni a Hermosa, sempre nella contea di Custer, per finire i suoi giorni il 17 maggio 1983 all’età di sessantadue anni. Ora riposa nel cimitero della contea di Custer.
Il capitano Callan, partecipò alle riprese del film documentario “Thunderbolt”, diretto dai famosi registi William Wyler e John Sturges , che documentava le operazioni aeree americane dell'operazione “Strangle”, per ostacolare le linee di rifornimento germaniche, colpendo ponti, ferrovie e vie di comunicazione dell’Italia. Il documentario, girato nel 1943, venne distribuito nel 1947 con l’introduzione dell’attore James Stewart, anche lui pilota d’aviazione durante il conflitto. Il P-47, numero di serie 42-28358, con il numero di squadriglia 90 di Callan, compare al 25° minuto del filmato.
Locandina tratta da aeromovies.fr
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