L’operazione “Strangle” aveva come obiettivo quello di interrompere le rotte di approvvigionamento tedesche, bombardando le vie di comunicazione stradali e ferroviarie, impiegando sia bombardieri medi e pesanti (bombardamento di precisione), sia cacciabombardieri (bombardamento in picchiata).
La mattina del 7 marzo 1945, decollarono dall’aeroporto americano di Grosseto quattro “Thunderbolt” appartenenti al 65th Fighter Squadron, al comando del Captain Clarence Hewit. La loro destinazione è Camposampiero, dove colpiscono la stazione ferroviaria e distruggono la “Villa Verla” situata nelle vicinanze, fortunatamente senza causare vittime. [3], poi si spostano più ad est per mitragliare un deposito di carburante. I primi due aerei vengono colpiti dal tiro di numerose mitragliere antiaeree; per evitarle, un pilota della formazione, il 1st Lieutenant Wilbur Crowe, guadagna rapidamente altitudine passando attraverso alcune nuvole basse; nel farlo, sente per radio il comandante Hewit riferire di essere stato colpito.
Durante la manovra evasiva per evitare la contraerea, Crowe vede l’aereo fumante di Copeland impennarsi privo di controllo, mentre il pilota tenta di sganciare con difficoltà il tettuccio a causa dei movimenti disordinati del velivolo, che improvvisamente si capovolge e precipita scomparendo sotto le nuvole. Crowe scende per cercarlo ma non lo trova, quindi si convince che non ce l’abbia fatta, a causa dei movimenti del velivolo, che rendevano difficile l’uscita dall’abitacolo. [4]
Fortunatamente le cose non andarono così, lo sappiamo dalla lettera del commissario prefettizio di Piazzola sul Brenta spedita al capo dalla provincia di Padova, dove spiega che alle 10:20 due aerei nemici avevano mitragliato il centro del paese senza provocare danni: “… Gli aerei incrociati dalle batterie contraerei del locale Comando di Presidio [ndr – Si tratta del comando tedesco, situato nella villa “Contarini Camerini”] sono stati abbattuti … Il pilota lanciatosi in questo territorio con il paracadute, ferito, è stato fatto prigioniero dallo stesso Comando.” [5]
Le manovre dei quattro aerei furono osservate da terra anche dalla signora Frasson Gemma, residente a Tremignon in una casa vicina all’argine del fiume Brenta; all’epoca aveva sette anni, ma ancora conserva vivo il ricordo di quella giornata, che tocco così da vicino la sua famiglia.
Si ricorda che era mattina tardi, gli aerei giravano e sparavano continuamente, lei e suo fratello avevano paura e si nascosero con gli altri famigliari nel fossato accanto a casa, come facevamo di solito quando venivano a bombardare la ferrovia e i due ponti stradale e ferroviario, che attraversavano il fiume poco distanti da casa. Un aereo precipitò scivolando come se atterrasse senza ruote in una vigna fra casa sua e il Brenta; era enorme ed il pilota era americano, come poi gli dissero le persone più grandi di lei; al relitto fecero la guardia tre carabinieri che dormivano nella stalla di casa sua, poi alla fine della guerra l’aereo fu portato via dagli americani. [6]
Dal quel campo dove una volta c’era la vigna raccontata dalla signora Frison, dopo la fresatura del terreno per la semina, sono emersi alcuni pezzi avio fra i quali uno con inciso il part number 890223980, che identifica il velivolo in maniera inequivocabile come un Republic P47-D “Thunderbolt”.
Nel luglio del 2020, Alessandro Cianchetta è riuscito a contattare i figli Kathy, Christa e Paul, informandoli sulla località dov’era atterrato il padre; loro con molta gratitudine, ricambiarono mandando foto e soprattutto il diario che Copeland aveva scritto nel 1986 per lasciare una testimonianza ai figli e ai nipoti di quella importante esperienza che fu il suo abbattimento del 7 marzo 1945
Il titolo del diario è “Last flight of “Kola Red Two” or forty-take offs, thirty nine landings”, [ndr - L’ultimo volo di “Kola Red Two” ovvero quaranta decolli, trentanove atterraggi]. "Kola Red Two” è il suo nominativo radio per comunicare con gli altri piloti, mentre con i “quaranta decolli, trentanove atterraggi” si riferisce alle sue quaranta missioni di guerra, però con soli trentanove rientri alla base, perché manca l’ultimo atterraggio del 7 marzo, quando fu abbattuto sul celo di Piazzola.
In trentun pagine racconta le sue traversie da quando decise di arruolarsi fino al ritorno in America, di queste riassumo solo quelle che riguardano la sua "avventura” del 7 marzo, che inizia con queste significative parole: “Alcuni fatti non si dimenticano mai. Come quello di essere abbattuto ai comandi di un aereo da caccia. Fatti del genere si ricordano in maniera così nitida, che ora, quarant'anni dopo, posso scriverle proprio come se fossero accadute ieri”.
Quel giorno decollano da Grosseto due sezioni di quattro caccia P-47 “Thunderbolt”, una identificata con “Kola Blu” e l’altra con “Kola Red”, dove in quest’ultima Copeland era identificato con “Kola Red Two”: la missione delle due sezioni è quella di bombardare ponti ferroviari nella Pianura Padana e di colpire con le mitragliatrici obiettivi eventualmente incontrati durante il volo di rientro.
Terminato il bombardamento di Camposampiero, il comandante di “Kola Red”, il capitano Clarence Hewitt, per radio chiama il collega di “Kola Blue” dicendogli che nella sua ultima missione aveva visto lì vicino alcuni serbatoi di carburante [ndr – Situati a Piazzola sul Brenta], quindi chiede a “Kola Blue” di coprirlo da sorprese della caccia avversaria volando più in alto, mentre loro di “Kola Red” mitraglieranno quei serbatoi.
Giunti sull’obiettivo, prima Hewitt e poi Copeland scendono in picchiata, ma con sorpresa vengono accolti da una miriade di colpi sparati dalla contraerea; subito i due piloti reagiscono sparando con le mitragliatrici, poi per evitare quei proiettili, Hewitt vira improvvisamente sparendo dalla vista di Copeland, che livella l’aereo per evitare gli alberi; mentre lo fa sente un forte colpo e subito del fumo intenso entrare nell’abitacolo.
Non c’era altro da fare che abbandonare l’aereo, così tira a sè la cloche facendolo impennare a tutto motore verso l’alto, apre il tettuccio e viene ancor più investito dal fumo tanto da non rendersi conto a quale altezza e in quale posizione si trovi per potersi lanciare con sicurezza; Copeland si vede ormai spacciato fra i rottami dell’aereo, in quanto non riesce ad uscire dall’abitacolo a causa della forza di gravità generata dalle strane manovre eseguite dell’aereo ormai ingovernabile.
Fortunatamente si ricorda di una manovra d’emergenza appresa da un veterano inglese durante il periodo addestrativo; con tutta la forza che ha, spinge in avanti con una gamba la cloche, facendo improvvisamente voltare verso il basso l’aereo, che così lo lancia fuori dall'abitacolo.
Una volta fuori, non sapendo l’effettiva altezza alla quale si trovava, per precauzione tira immediatamente la maniglia del paracadute, che si apre e lo fa scendere a terra lentamente. Durante la discesa viene colpito al giubbino da pezzi di alluminio fuso dell’aereo in fiamme, uno lo colpisce alla testa facendolo sanguinare; giunge a terra in un campo vicino ad un piccolo villaggio dov’è raggiunto da un gruppo di curiosi in abiti civili, poi arrivano i militari tedeschi che allontanano i civili, anche sparando in aria alcuni colpi di pistola per allontanare quelli che continuano a mettere le mani nelle tasche del suo giubbino.
Consegna la pistola ai tedeschi che gli fanno segno di seguirli verso un palazzo all’interno del piccolo villaggio, che lui descrive come “a large “Castle-like” house”, [ndr - “una grande casa che assomiglia ad un castello”, si tratta della sontuosa villa “Contarini Camerini” di Pizzola sul Brenta, sede del comando di presidio germanico]. Giunto nel palazzo, gli viene prima suturata la ferita alla testa, poi viene interrogato da alcuni ufficiali senza torcergli un capello, ed in fine portato in una camera con letto, situata al terzo piano del palazzo.
Tre giorni dopo, il 10 marzo, viene fatto salire sul cassone di un camion. Appena sale sente “Hi Cope”. È il saluto del Capitano Hewitt; Copeland è sorpreso, perché era convinto che non gli fosse successo nulla. Il capitano, nonostante fosse stato colpito, era riuscito a pilotare l’aereo per alcune miglia prima di schiantarsi, essere catturato e, tre giorni dopo, anche lui portato a Piazzola sul Brenta.
Copeland è felice di rivederlo, ma allo stesso tempo avverte un senso di colpa per aver pensato per qualche minuto, che così “fosse stata fatta giustizia”, dato che lui era precipitato proprio perché Hewitt lo aveva portato in quel luogo così potentemente difeso dall’antiaerea.
Il camion li portò a Verona in un centro per l’interrogatorio dei piloti alleati catturati; passati alcuni giorni fu trasferito con il treno in Germania nel campo di prigionia “Stalag 13-D” nella periferia di Norimberga, dove rimase poco più di un mese, perché fu liberato dagli americani il 29 maggio.
Il conflitto in Europa terminò l’8 maggio 1945, Copeland partì con moltissimi altri ex prigionieri da Le Havre il 19 maggio a bordo di una nave tipo “Liberty”, sbarcando a New York il 5 giugno.
Con stupore scoprì che i colleghi lo avevano dato per disperso, perché non avevano visto aprirsi il paracadute. Allo stesso tempo, né l'aviazione americana né la Croce Rossa internazionale avevano comunicato che fosse vivo e fosse stato liberato. Perfino il giornale parrocchiale della sua città, Leesville, aveva pubblicato il suo necrologio. Grande fu quindi l’emozione di mamma “Lou” nel rivedere il figlio vivo e vegeto. [7]
Copeland nel dopoguerra con i figli Kathy, Christa e Paul.
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NOTE AL TESTO
[1] – National Archives and Records Administration (NARA), 8601 Adelphi Road, College Park, USA. Documento “Missing Air Crew Report” (MACR) No. 12907, 10 marzo 1945 – Contiene i rapporti, i documenti e la testimonianza del 1st Lieutenant Crowe Wilbur G. sui fatti accaduti al pilota.
[2] – Sito: https://www.findagrave.com.
[3] – Libro “Camposampiero, appunti di storia” (Pag. 123), don Tarcisio Lorenzi, 1968 (Tipografia del Seminario di Padova).
[4] – (MACR) Vedi nota [1]
[5] – Archivio di Stato di Padova - Fondo Prefettura: Lettera del Comune di Piazzola sul Brenta del 7 marzo 1945, indirizzata al Capo della Provincia di Padova, Oggetto: 44° Attacco aereo.
[6] – Intervista con la signora Frasson Gemma del 17 maggio 2019.
[7] – Diario: “Last flight of “Kola Red Two” or forty-take offs, thirty nine landings”, dedicato ai figli: Kathy, Christa e Paul, ai nipoti: Randi, Lauren, Patrick e Katie Scott (e a tutti gli altri nipoti che successivamente si uniranno al gruppo) - anno 1986.