“Nell’inverno 1944-45 un grosso velivolo americano plurimotore, forse una fortezza volante, si schiantava alle falde del monte su cui sorge la chiesa e la torre di Rondinaia, a pochi km da S. Sofia. Nell’incidente sembra che perì un aviatore, forse il pilota, i cui resti mortali furono trovati tra le lamiere del velivolo”. A distanza di molti anni questa è la storia che si può udire quando si chiedono notizie dell’aereo caduto alla Rondinaia.
La locale Associazione Nazionale Alpini, che da tempo cura il restauro e la riqualificazione della chiesa di Rondinaia, ha fatto porre una piccola targa nei pressi, dove viene ricordata la tragica fine dell’aviatore statunitense: “In questo luogo, nel dicembre 1944, un giovane pilota degli Stati Uniti d’America periva bruciando con i resti del suo aereo dopo aver tentato un disperato atterraggio. Ha pagato con la vita la sua e la nostra libertà. Per non dimenticare, perché non accada mai più”.
Sul fianco della montagna sono presenti le tracce dell’impatto di un grosso aereo di costruzione americana che volava con motori Pratt & Whitney R-1830 ed eliche a tre pale. Tale combinazione porta solamente verso l’identificazione di due possibili velivoli, il B-24 Liberator ed il C-47 Dakota, un bimotore da trasporto. In loco sono rimaste alcune pale delle eliche, recuperate all’epoca e conservate presso un’abitazione privata. Avendole personalmente visionate, abbiamo constatato che sono “Type 6477”: tali pale sono tipiche per il C-47 Dakota. La “American Engine History Section” confermerebbe che queste pale, le cui dimensioni potevano variare da 135,375 a 138,375 pollici, non venivano montate sul Liberator. Tuttavia, tale affermazione non trova pieno riscontro in quanto siamo ormai certi della corretta identificazione del velivolo: si trattava di un B-24 Liberator, in quanto il ritrovamento sul fianco della montagna di un frammento marcato GK32 non lascia dubbi.
Una nostra ricostruzione della dinamica dell’incidente si basa sul fatto che almeno un motore del velivolo, al momento dell’impatto contro la montagna, era fermo. Questo fa supporre che l’aereo fosse in gravi difficoltà e non sia riuscito a superare il crinale. Dopo aver bruciato a lungo, i rottami furono recuperati dagli abitanti di S. Sofia. La salma dell’aviatore perito nell’incidente venne sepolta altrove.