4 marzo 1945 - Mosquito XIII Nr. HK178 - Polesella (RO)

Operation Records Book (RAF Form 541): Forlì L.G. 4/3/45 Mosquito XIII HK178 - W/C H.W.Eliot, DSO, DSC - F/L W.T. Cox - Intruder Patrol - Up 03.55 - This Mosquito airborne to attack Polesella bridge failed to return to base. No other detail available.

Registro incursioni aeree su Polesella durante la guerra 1940-1945 : 4/3/45 - Incursione di 4 aerei con lancio di bombe, spezzoni ed azioni di mitragliamento sul centro del paese. Si lamentano 8 feriti, sei militari e 2 civili. Un velivolo è stato abbattuto dalla contraerea. E' precipitato in Via G. Marconi senza causare danni.

Archivio di Stato Ferrara - Comune di Ro,Oggetto: incursioni aeree nemiche. 5 marzo 1945 – XXIII (…) Riferisco che nella notte dal 3 al 4 corrente alcuni velivoli incursori hanno a più riprese sorvolato il territorio di questo Comune, effettuando azioni di bombardamento, mitragliamento e spezzonamento (…). Per effetto dei tiri delle batterie dislocate nella zona, due dei detti apparecchi incursori sono stati abbattuti; uno è precipitato in territorio del Comune di Polesella l’altro è andato ad abbattersi su una casa di abitazione in Guarda Veneta mentre un terzo risulta sicuramente colpito (…).

Pur riportando l’abbattimento di due velivoli nella notte del 4 marzo 1945, siamo certi della presenza di un’inesattezza nel documento stilato dal comune di Ro, in quanto da fonti alleate viene confermata solo la perdita del Mosquito KH178 del wing Commander Eliot. Non sono certe le cause della caduta del Mosquito, in quanto potrebbe essere precipitato non per effetto della flak, ma per un errore del pilota, che potrebbe aver urtato uno dei piloni di sostegno del ponte di barche .Tale ipotesi ci viene dalle memorie del motorista Richard Los, in forza al 55° Sqn, nel suo libro “Keep them Flying. Certamente il Mosquito volava bassissimo, difeso solamente dall’oscurità e dalla velocità. Forse fu colpito, forse urtò uno dei piloni: finì la sua corsa schiantandosi nel cortile della casa della famiglia Peretto. Con straordinaria lucidità, così racconta la signora Maria che, dopo oltre 70 anni, non ha dimenticato alcun particolare di quella notte, nemmeno la data: “Tutte le sere passava Pippo e tanti aerei che andavano a bombardare la stazione di Verona. Si vedeva che ormai si andava verso una fine… gli eserciti erano disgregati… morti nel Po, ne morivano a frotte. Durante quei bombardamenti lì, però, non era il Pippo solito che veniva ogni sera a bombardare, era un aereo che era stato colpito dall’antiaerea. Essa aveva sparato e colpito in pieno l’aereo. Noi, io, mio fratello e la mia famiglia (mio fratello era ammalato), eravamo qui sulla porta e abbiamo visto venire avanti questo aereo in fiamme. Un aereo di fuoco. E abbiamo visto subito che cadeva sul nostro territorio, sul prato qui davanti. L’aereo è precipitato proprio in mezzo al nostro orto, alla nostra proprietà. Era una palla di fuoco. L’aereo ha piantato prima il muso per terra, e poi si è rovesciato. Rovesciandosi è uscita tutta la benzina. Le fiamme erano alte come questa finestra. Sono arrivati i Fascisti e con un pezzo di legno volevano spostare i corpi. Erano piegati su se stessi, con la testa sulle braccia incrociate. Si pensa che fossero stati colpiti anche loro perché l’aereo è arrivato per terra sempre sparando traccianti. Ha sparato fin per terra. Noi eravamo lì, verso la cantina, abbiamo saltato la rete dietro e siamo fuggiti verso la campagna. Quei pochi, pochissimi abitanti rimasti qui, videro dove era caduto l’aereo ed hanno cominciato ad avvicinarsi perché, sa com’è, l’italiano prende anche il chiodo… I motori sono stati portati via. Rubati, proprio rubati. Le fiamme erano ancora alte, ed hanno dovuto aspettare due ore perché le fiamme si abbassassero. Il pericolo era enorme. Avevamo paura che ci fossero rimaste le bombe perché Pippo non era, lo conoscevamo bene. Aveva preso fuoco la casina, il balcone, e quella di scaranello, lo scolo a fianco della stradina qui vicina. Dopo 3, 4 ore volevamo avvicinarci entrando da dietro, perché sul davanti lo scolo che portava verso i campi era tutto pieno di benzina. E bruciava in continuazione. Siamo rientrati il giorno dopo. Tutto quello che stava bruciando bruciava ancora. Ha bruciato anche il terreno che non ha prodotto più niente per anni, quel tratto lì. Piano piano la gente è venuta a raccogliere il rame, il ferro, tutto quel che di buono ci poteva essere. Un’elica venne portata a Rovigo. Nell’istituto dei geometri. Noi abbiamo raccolto un milione di vitine piccoline. Il terreno, quando si è spenta la benzina, era ancora bollente che, se andavi a mettere un dito, il dito si bruciava, da quanto aveva bruciato. Sempre parlando dei giorni successivi, abbiamo preso quel che rimaneva . Ma tutto il resto lo avevano già preso altre persone. L’odore di morte dove è caduto l’aereo è durato per anni. D’inverno ti chiudevi in casa e non si sentiva, ma d’estate…” (…)..(testimonianza pubblicata nel libro Aerei Perduti Polesine 1943-1945 di Elena Zauli delle Pietre – Editoriale Sometti.

I due aviatori riposano all'Argenta Gap War Cemetery.

Del Mosquito non rimane praticamente nulla a causa della sua struttura lignea, ma sui pilastri all’ingresso dell’abitazione della famiglia Peretto sono tutt’ora visibili le campane del sistema idraulico di passo variabile delle eliche tripale collegate ai due motori V-12 Rolls-Royce Merlin.

cancello

Torna indietro