Alle 8,10 decollarono da Rimini sei Spitfire IX del 1° Sqn. SAAF per bombardare una batteria tedesca rilevata 7 miglia ad ovest di Cesena. La formazione, guidata dal Capt. Barnwell, iniziò l'attacco alle 8,45 e fu contrastata da un preciso fuoco difensivo. I piloti sudafricani ebbero parecchie difficoltà a colpire e solamente quattro bombe esplosero, tutte lontane dal bersaglio. Dopo lo sgancio uno degli aerei proseguì la picchiata e precipitò al suolo presso Selbagnone. All'appello risultò mancante il Lt. H.M. Fisher: dall'alto il suo Spitfire nr. MA638 appariva sostanzialmente integro e senza la minima traccia di fumo o incendio, tanto che il pilota fu dichiarato disperso con buone probabilità di essere sopravvissuto. I rimanenti cinque Spitfires effettuarono un passaggio sopra Forlimpopoli per sganciare volantini e rientrarono a Rimini alle 9,25. Il ragionevole ottimismo dei sudafricani purtroppo non si dimostrò tale in quanto il Lt. Fisher perse la vita precipitando con il suo velivolo. Venne sepolto al Forlì War Cemetery.
Antonio Mambelli nel suo "Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna" riporta questo episodio alla data del 19 ottobre: (...) Durante il successivo allarme dalle 16,41 alle 17,37 e ai due preallarmi pomeridiani, sei apparecchi hanno mitragliato, sotto la reazione fortissima della contraerea, i dintorni di Pieve Acquedotto, il tratto da Villafranca a Villanova ove pure hanno sganciato una decina di spezzoni. L'azione si è estesa verso Forlimpopoli e Bertinoro, ove un apparecchio è precipitato, colpito dalle batterie piazzate in riva al fiume presso Selbagnone".
L'abbattimento dello spitfire del Lt. Fisher avvenne sotto lo sguardo di alcuni ragazzi che stavano giocando all'aria aperta presso Selbagnone. Uno dei testimoni dell'epoca, il Sig. Renato Siboni, ci ha gentilmente inviato il racconto di quanto vide quel giorno: Era il giorno 20 ottobre 1944 e mi trovavo con un amico a giocare nel piazzale di essiccamento laterizi della fornace di Selbagnone quando, improvvisamente, un aereo passò velocissimo a bassa quota sopra le nostre teste e, quasi contemporaneamente, sentii il noto sibilare di schegge vicinissime seguito da un forte boato. Non tardai a rendermi conto che la postazione antiaerea che i tedeschi avevano posto sulla collina distante 3-400 metri era sotto attacco da parte di caccia bombardieri. Ci acquattammo ventre a terra fra le fila dei laterizi consapevoli per esperienza che quello era solo l'inizio. Un altro aereo passò sopra di noi quasi rasente, poi un altro scoppio e così di seguito ne contammo cinque che poi uno alla volta si allontanarono verso Forlì per riprendere quota fuori tiro. Il sesto aereo, la cui bomba cadde vicinissima a noi, anzichè proseguire a bassa quota come gli altri verso Forlì, poco sopra di noi iniziò la risalita per unirsi agli altri che già erano in quota sulla via del ritorno fuori tiro della contraerea. Tale manovra lo espose completamente al tiro della contraerea che si era prontamente attivata dopo l'ultimo passaggio. Vidi distintamente i colpi traccianti raggiungere il caccia, uno colpì il motore, uno la carlinga e uno sfiorò la coda. Per un attimo l'aereo sembrò fermarsi in aria, poi improvvisamente puntò verso terra e precipitò come un sasso poco distante da dove eravamo. Subito corremmo verso il punto dove lo vedemmo cadere e lo trovammo a circa un chilometro di distanza. Il muso era infilato parzialmente nel terreno di un argine mentre le ali e la fusoliera quasi intatte restavano fuori con la coda verso l'alto. I tedeschi della contraerea erano già sul posto con una camionetta. Stavano esaminando i documenti del pilota il cui corpo privo della testa giaceva poco distante. Mi colpì il particolare che indossava un solo stivaletto e nel piede dove lo stivaletto mancava il calzino era logoro e lasciava intravvedere il calcagno. Aveva un foulard di seta attorno al collo e nella parte di cuoio capelluto rimasta si vedeva una peluria biondo-fulva. I tedeschi se ne andarono lasciando sul posto uno di loro a guardia. Costui ci ordinò di andare dal vicino contadino a prendere pale e zappe per scavare una fossa. Così facemmo e il cadavere vi fu trascinato dentro e sepolto. Intanto i compagni del pilota caduto continuarono a girare sopra la zona ma dopo un po' di tempo si allontanarono.
Chiedemmo al tedesco di guardia il permesso di portarci dietro qualche parte dell'aereo per ricordo e ognuno di noi ebbe ciò che riuscì a prendere. Io ricordo di aver portato a casa una parte della radio di bordo che estrassi dalla cabina. Quando a casa iniziai a smontarla dovetti desistere perchè all'interno trovai parti di materia cerebrale.
Ho sempre rimasto vivido il ricordo di quell'avvenimento e il desiderio di conoscere quanto più possibile di quel povero pilota. Poco prima dello scorso Natale 2017, Giovanna mi ha fatto pervenire a mezzo Amazon il libro "Aerei Perduti in Romagna 1942-45" in cui ho trovato riferimento di quell'episodio. Ho contattato per telefono il coautore del libro Enzo Lanconelli il quale molto gentilmente, tramite e-mail, mi ha mandato il rapporto scritto in inglese dove il comandante descriveva succintamente le fasi dello scontro e che aveva visto l'aereo del pilota, tenente Hank Fisher, cadere senza incendiarsi e che sperava fosse sopravissuto.
Poco tempo dopo Beppe trovò un sito WW2 che parlava di piloti sudafricani della SAAF che combatterono in Italia 1942-45. Contattai l'autore del sito per avere notizie del tenente H.M.Fisher e questi mi rispose inviandomi una foto del pilota assieme ad un succinto articolo di giornale in cui si diceva che quel pilota aveva venti anni ed era in forza da soli due mesi.