"Il 601° era uno degli Squadron della RAF coinvolti nelle operazioni di supporto ravvicinato con operazioni di cab-rank in Italia e, con altri quattro Squadron di Spitfires, faceva parte del 244° Wing.
Il ritmo della guerra in Italia fu implacabile per il 601° Squadron e così pure il numero delle vittime fu molto elevato. In effetti, se l'aereo veniva colpito durante gli attacchi a bassa quota durante le operazioni di "cab-rank", non c'era tempo per il pilota di lanciarsi con successo e l'atterraggio forzato era una manovra spesso pericolosa. Si trattava di un lavoro estremamente rischioso, come racconta il Capitano Hugh "Cocky" Dundas DSO, DFC, Wing Leader del 244 Wing: Gli ultimi quattro-sei mesi di guerra in Italia sono stati i momenti più pericolosi e terrificanti della guerra. Non solo i tedeschi della contraerea erano ora estremamente precisi nel mirare, ma accadeva anche che le bombe da 500 libbre che usavamo avevano detonatori difettosi e almeno due dei nostri piloti esplosero nel momento dei bombardamenti.
Anche le condizioni meteorologiche e l'ostacolo naturale nelle strette valli dell'Appennino erano un altro rischio. Di conseguenza, il tasso di vittime di piloti e velivoli era alto. Durante l'ultimo mese della sua guerra in Italia, il 601° Squadron raggiunse il record di 1.082 ore di volo operativo al mese. Ma il prezzo pagato era pesante: dal 9 al 25 aprile 1945, quando il 244° Wing era in prima linea nell'attacco contro la Linea Gotica, colpendo bersagli lungo il torrente Senio e la pianura padana, il fuoco antiaereo provocò l’abbattimento di 55 dei nostri Spitfires. Inoltre, 41 velivoli furono così gravemente danneggiati dal fuoco nemico da non poter essere riparati e altri 31 vennero colpiti, ma poi riparati dalle squadre di terra che lavoravano duramente. Durante queste tre settimane di aprile quasi il 15% dei piloti furono elencati come morti o dispersi in azione, e ancor più furono i piloti costretti a lanciarsi o ad effettuare atterraggi d’emergenza. L'ultima sortita operativa del 601° Sqn. avvenne solo due giorni prima della fine del conflitto e, in questa sortita, lo Spitfire del Flying Officer Hallas fu colpito da un colpo della contraerea tedesca. Esso si schiantò con la conseguente morte del suo pilota: si tratta dell’ultimo pilota del 601° Sqn. RAF ucciso in azione in tempo di guerra”.
Il triste primato di essere l’ultimo pilota del 601° Sqn. RAF a rimanere vittima durante un’azione bellica e contemporaneamente di essere il pilota dell’ultimo aereo precipitato in Polesine durante la Seconda Guerra Mondiale spetta appunto al F/O Arnold George Raymond Hallas. Era il 30 aprile 1945, la guerra in Italia si sarebbe conclusa 2 giorni dopo, ma fino all’ultimo i caccia ed i cacciabombardieri alleati furono impegnati a distruggere le ultime sacche possibili di resistenza tedesca. Quel giorno la missione, iniziata alle ore 15.35, prevedeva l’attacco di mezzi militari: avvistati alcuni autocarri a Conegliano, i caccia del 601° Sqn. furono bersagliati dalla flak e lo Spitfire NH231 fu colpito. Tentando di tornare verso le linee amiche, il pilota annunciò che si sarebbe lanciato, ma probabilmente non ne ebbe il tempo. Precipitò rovinosamente al suolo in prossimità del paese di Cambio, a est di Villadose.
Erano i primi giorni di dicembre 2014 quando le ricerche effettuate da Elena Zauli delle Pietre la condussero a raccogliere una prima segnalazione dalla signora Angelina, residente a Molinella ma all’epoca abitante a Cambio che ricordava un caccia precipitato dietro casa sua, villa Moscardi. Con l’aiuto di Ivo Ferrari, è stato possibile circoscrivere il luogo di caduta del velivolo nei giorni subito successivi, anche attraverso le testimonianze raccolte in questi anni di alcuni abitanti del luogo tra cui i fratelli Franco e Nadir Perazzolo, i quali permisero di ricostruire la dinamica di quanto avvenne quel giorno di guerra. Come ricordano i testimoni, l’aereo cadde dietro casa Moscardi verso lo scolo Valdentro: "Avevo 10 anni e sentimmo due caccia, doveva essere pomeriggio. Uno dei due aerei era stato colpito e precipitò, mentre l’altro continuò a ruotare sopra di lui. Quando fu sicuro che il pilota non si era salvato, se ne andò, Noi corremmo sul posto e trovammo alcuni resti del pilota sul terreno. Il motore era sprofondato ed è ancora dentro la terra. C’era una grande buca dove era caduto e i pezzi hanno continuato a venire fuori dal terreno fino a poco tempo fa".
I resti del pilota Il F/O Arnold George Raymond Hallas, morto all’età di 24 anni, che erano rimasti in superficie immediatamente dopo l’impatto, furono provvisoriamente sepolti nel cimitero locale di Villadose per poi essere traslati nel 1946 al Padua War Cemetery.
L’Associazione Aerei Perduti ha quindi iniziato le procedure del recupero la mattina di sabato 31 ottobre 2020, sotto la cornice di una densa nebbia. Il punto di impatto del caccia inglese è stato individuato anche grazie all'utilizzo, da parte dell'amico Roberto Brocadello, di un magnetometro Foerster 4.013 degli anni ‘60 tutt'oggi perfettamente funzionante e sensibilissimo; esso ha registrato la presenza di massa ferrosa dove altre strumentazioni non riuscivano a funzionare per la presenza di acqua nel sottosuolo. E’ proprio grazie ai dati emersi attraverso l’uso di questo strumento che si è ritenuto necessario avviare le procedure di recupero tramite la Soprintendenza del Veneto. A guidare lo scavo gli archeologi Marco Bruni e Flavia Amato, lo storico Enzo Lanconelli e l’esperto Alessandro Romanini. A partecipare alle operazioni solamente un gruppo stretto di collaboratori dell’associazione dalle oramai consolidate competenze sia a livello storico che tecnico. Le operazioni di scavo sono state eseguite con grande maestria e competenza da Pierantonio e Alessandro Bovo della ditta Ale Scavi di Conselve. Ad una profondità di circa 3 metri, sono stati rinvenute le prime significative parti dell’aereo, dalle bombole di ossigeno a grosse parti dell’abitacolo con annessi impianti e strumentazione, oltre alla blindatura del seggiolino. Intrappolato, al suo interno, straziato, quel che rimase del pilota, unitamente ai suoi effetti personali, al paracadute e al battellino di salvataggio. Ad una profondità di circa 7 metri è stato inoltre possibile raggiungere il motore integro e l’elica. Sebbene di legno, parti significative delle pale sono state preservate dal totale deterioramento e riportate alla luce. Il recupero ha quindi permesso di ritrovare l’interno nucleo centrale dell’aereo, oltre all’intero piano di coda perfettamente conservato, e parti di fusoliera.
Il materiale, che subirà una fase di pulizia e poi un parziale restauro, è stato portato all’aeroporto “I Prati Vecchi” di Aguscello, dove verrà esposto all’interno dello spazio museale che la struttura ha offerto alla no-stra associazione. L’intera storia legata a questo caccia è descritta nel libro “Aerei Perduti – Polesine 1943-1945”.
L’associazione Aerei Perduti vuole sentitamente ringraziare per la collaborazione e il supporto la locale stazione dei Carabinieri, in particolare il Comandante Maresciallo Bergamin e il sindaco del Comune di Villadose Pierpaolo Barison.
Così descrive la giornata il presidente di Aerei Perduti, Luca Milan: "E' stata per tutti noi di Aerei Perduti una giornata di grande impegno fisico e di forte impatto emotivo. Avvolti nell’atmosfera ovattata di questo giorno di fine ottobre, incorniciato da una densa nebbia, nei momenti di silenzio totale ogni qual volta le macchine operatrici si fermavano per consentire la verifica della presenza di reperti, abbiamo sentita forte in noi quella tensione che accompagnava ogni fase del recupero. Avevamo tutti il fiato sospeso ogni qual volta il magnetometro veniva calato nello scavo e il suono si faceva sempre più forte avvicinandosi al punto dell’impatto. Le operazioni si sono svolte con una lentezza quasi sacra che accompagnava il ritrovamento di parti via via sempre più significative dell’aereo. Tutto il terreno estratto è stato setacciato con grandissima attenzione per evitare che parti del velivolo rimanessero imprigionate nel fango argilloso che li rivestiva. Vedere infine il Rolls Royce Merlin riemergere con tutti i suoi componenti da 7 metri di profondità che Alessandro con la sua benna ha letteralmente ripescato dalla fanghiglia è stata un’emozione unica. Sono sensazioni e immagini che nessuno di noi dimenticherà mai".
Ma l’emozione più grande che ha pervaso l’animo di tutti coloro che erano presenti allo scavo è stata determinata dal pensiero verso il pilota Arnold Hallas. Ritrovare nell’abitacolo quel che rimase di lui dopo lo schianto, abiti, oggetti a lui cari, ci ha avvicinati al dramma della guerra e al dramma personale di questo pilota inglese originario del paese di Burton-on-Trent venuto a morire nel pieno della sua gioventù in questo lembo di terra polesana, due giorni dal termine della guerra.