Dalla base di Cutella (CB) viene lanciato il primo attacco aereo di cacciabombardieri nella nostra zona, effettuato da dodici Kittyhawks del 3° Sqn. RAAF, che mitragliano in successione l’aeroporto di Rimini e quello di Forlì. Data la grande distanza che dovranno percorrere gli australiani, sugli aerei non vengono caricate bombe ma solamente i serbatoi supplementari da 62 galloni necessari al lungo e impegnativo volo. L’azione ha successo, al rientro i piloti dichiarano la distruzione e il danneggiamento al suolo di una quindicina di aerei. Poca e inconsistente la reazione contraerea, gli attaccanti perdono solamente un aereo, il Kittyhawk II Nr. FS421 pilotato dal F/O Wallace Daniel Hogg che precipita a ovest di Rimini (rapporto Me 1385). In base alle informazioni reperibili nel suo fascicolo personale (National Archives of Australia) Hogg viene dichiarato abbattuto presso Forlì, ma il corrispettivo rapporto tedesco riporta la sua cattura presso Rimini, dove presumibilmente fu colpito e dove riuscì a lanciarsi.
La vicenda di Hogg non termina con questa cattura, in quanto riuscì a sfuggire e a tentare un difficile rientro in seno al territorio controllato dagli Alleati. Camminò per parecchi giorni in direzione sud, non sappiamo se e come fu aiutato, ma non riuscì a superare la linea del fronte e fu definitivamente fatto prigioniero quando si trovava letteralmente a pochi metri dalla salvezza. Il 12 maggio, mentre tentava di attraversare le linee 12 miglia a sud di Sulmona, fu nuovamente catturato. Terminò la guerra allo Stalag Luft 3 dove fu definitivamente liberato nell’Aprile 1945 dall’Armata Rossa.
Lo storico riminese Daniele Celli ha raccolto le testimonianze di questo attacco:
Fonte: Duilio Pasini "Bdot" classe 1927:“Alcuni mesi dopo l’armistizio, una notte tra un sabato e la domenica, all’aeroporto di Rimini, sono atterrati una dozzina aeroplani tedeschi. Erano dei bimotori Junker 88 che, a causa di un forte temporale incontrato durante il volo di rientro alla loro base nel Nord Italia, dopo essere stati a bombardare Napoli, erano stati costretti ad atterrare qui verso mezzanotte. L’atterraggio è avvenuto da Nord verso Sud. Il gran temporale di quel giorno aveva bagnato molto il terreno, così le ruote dei velivoli erano sprofondate nel terreno. Il giorno seguente, quando noi ragazzi siamo passati di fianco all’aeroporto per andare a Miramare, abbiamo visto che i militari lavoravano attorno a quegli aerei, ne ricordo almeno tre. C’era un camion, impantanatosi anche quello nel tentativo di liberarli e alcuni contadini con le proprie bestie cercavano di spostare i velivoli. Erano i Nanni "Rench" che avevano la casa vicino alla Colonia Novarese. Noi non ci siamo fermati a guardare, per paura che ci obbligassero ad aiutarli”.
Fonte: Savino Tonini “Zamagna” classe 1927:“Un giorno ricordo che alcuni bimotori germanici, mi pare cinque o sei, dopo essere atterrati erano rimasti impantanati nel terreno bagnato. Non si riusciva a spostarli né con i buoi, né con un camion munito di verricello. Solo a fine giornata dopo vari tentativi ce l’hanno fatta. Qualche giorno dopo, alcuni caccia alleati ci sono venuti a fare visita. Mi stavo recando al mio posto di lavoro in bicicletta con il mio amico e vicino di casa, Gino Frisoni “Papalos” che lavorava nella Todt con me, quando è suonato l’allarme aereo. Ci siamo subito allontanati dall’aeroporto. Inspiegabilmente, dopo poco è suonata la sirena del cessato allarme, quindi siamo rientrati alla base per svolgere il nostro lavoro. Abbiamo pensato che fosse stato un falso allarme, invece nel giro di breve tempo ci piombano addosso a mitragliare due o tre caccia alleati. Gli aerei tedeschi presenti nei giorni precedenti non c’erano più, erano già partiti. Io mi sono gettato in una trincea a zig zag, ricordo che subito dopo è caduto sopra di me un soldato tedesco che si è lanciato dentro per sfuggire al mitragliamento. Le pallottole avevano colpito il bordo della trincea, facendoci cadere addosso del terriccio. I caccia hanno colpito quasi tutto ciò che era presente sul campo, dagli hangar, ai depositi di materiale, tutto tranne una autobotte di carburante posizionata poco lontano da dove mi ero nascosto io; se fosse esplosa forse oggi non sarei qui a raccontare questo fatto."