La battaglia per Rimini era in pieno svolgimento: da giorni la MATAF era impegnata nel bombardamento sistematico delle posizioni tedesche in supporto all'Ottava Armata Britannica. Il 18 settembre fu una giornata nefasta per la 12th Air Force USAAF che perse tre bombardieri B-25 Mitchell a causa della flak: due precipitarono in mare e uno presso Borghi. Nel primo pomeriggio si presentarono sull'obiettivo,costituito dai concentramenti di truppe a nordovest della città, i velivoli del 310th BG decollati da Ghisonaccia in Corsica: appena dopo lo sgancio, alle 14,05, fu colpito il B-25 J Serial Number 43-28068 "Little Hawatha" leader della formazione. L'aereo, divenuto ingovernabile, era pilotato dal 1st Lt. Harold G. Iversen il quale non riuscì ad evitare la collisione con il B-25 Serial Number 43-27771 del 1st Lt. Louis Shovanec. Il Sgt. Anthony J. Ruggerio, un membro dell'aereo di Shovanec, in preda al panico si gettò immediatamente mentre il resto dell'equipaggio riuscì a atterrare a Fano. Questo il rapporto del Lt. Shovanec: "Dopo il bombardamento ricevemmo parecchi colpi di contraerea. Persi il contatto visivo con il leader, così chiesi al mio copilota 2nd Lt. George A. Rorer dove fosse. Non riuscimmo a scorgerlo fino alla collisione: l'aereo era slittato sotto di noi. Immediatamente dopo l'urto Rorer vide Iversen e il suo copilota portarsi entrambe la mani sul volto. Io non vidi l'aereo e dopo la collisione cominciammo a scendere con l'ala destra, perdendo rapidamente quota. Con il copilota riuscimmo a riprendere il controllo e fu allora che il mitragliere dorsale si lanciò". Shovanec e il copilota riuscirono a portarsi sulla pista di Fano e prima di tentare l'atterraggio chiesero al resto dell'equipaggio di abbandonare l'aereo, ottenendo un rifiuto generale: gli uomini scelsero di andare fino in fondo con i loro piloti. Il Mitchell privo dell'uso dei flap piombò sulla pista a 180 miglia orarie completamente coricato sull'ala destra, ma i due piloti dimostrarono grande perizia riuscendo, durante l'atterraggio, a mantenerlo sufficientemente in assetto; a bordo nessuno riportò ferite o lesioni. L'aereo di Iversen invece, non potendo proseguire dopo la collisione, fu abbandonato dal suo equipaggio: il pilota 1st Lt. Iversen, il copilota 2nd Lt. Ralph Hogan, il navigatore 1st Lt. Michael Sopko, il marconista/mitragliere Sgt. Donald S. Young, il mitragliere dorsale Cpl. Stephen R. McCrae e il mitragliere di coda S/Sgt. Hughey Tindal Jr. Solamente il puntatore 2nd Lt. John H. Moses rimase a bordo; nei rapporti sulla sua morte, i compagni riferirono che in quegli attimi frenetici egli non riuscì a trovare il paracadute. L'aereo privo di controllo perse quota rapidamente e si fracassò a sud di Borghi, nel fianco di una collina nei pressi del torrente Medrina. Tutti gli aviatori lanciatisi sul cielo di Rimini furono catturati dai tedeschi ed inviati ai campi di prigionia in Germania. Un ricordo di questo evento viene riportato anche nel diario del Mons. Michele Rubertini, all'epoca parroco in Sogliano: "18 settembre 1944 - pomeriggio: un bombardiere inglese cade nei campi di Gorolo, nei pressi della Medrina - L'aviatore si salva con il paracadute".
2nd Lt. John H. Moses