Il bombardiere, diretto su Friedrichshafen, era stato costretto ad invertire la rotta e a tentare un difficile ritorno in Puglia a causa di gravi guasti meccanici che lo avevano colpito ai motori. Il B-24 non riuscì a volare oltre la costa romagnola ed effettuò un perfetto ammaraggio a Cesenatico. Notizia di quanto accadde è riscontrabile in un documento dell'Archivio di Stato di Forlì datato 3 agosto nel quale si legge: "Abbattuto nella Colonia A.G.I.P. di Cesenatico un quadrimotore dall'artiglieria germanica". La ricerca degli aviatori ammarati scattò immediatamente, ma dell'intero equipaggio solamente quattro finirono catturati: si trattava dei piloti 2nd Lt. Robert Schweissberger e Bernard Mohan, del navigatore 2nd Lt. Robert Koester e del puntatore 2nd Lt. Maurel Guy. Gli altri aviatori elusero la cattura ed intrapresero una specie di odissea che li portò infine al ricongiungimento con gli Alleati. Esistono due resoconti della loro avventura: si tratta 1) del rapporto che stilarono una volta rientrati al loro reparto, 2) del racconto rilasciato dai partigiani che li aiutarono. Risulta estremamente interessante mettere in relazione queste due fonti per afferrare ogni sfaccettatura di questa vicenda.
Complessivamente sei aviatori riuscirono a passare le linee: si trattava del motorista Sgt. Frye, del marconista Sgt. Dorning, dei mitraglieri Sgt. Haag e Tidd e Cpl. Khun e Furfare. Sarà proprio quest'ultimo, Rocco Furfare, di chiare origini italiani, a fungere da interprete con i partigiani che li aiutarono. Questo il resoconto degli aviatori stilato dall'ufficiale che li interrogò : “Quasi sul bersaglio e giunti sopra il nord Italia, a 20000 piedi, il motore n. 1 ha iniziato a schizzare olio. Il pilota tornò indietro ma anche i motori 3 e 4 presero fuoco lanciando olio. Gli incendi furono spenti ed i motori furono fermati. I motori n. 1 e 2 erano funzionanti, il n. 1 fumava e l'aereo stava perdendo quota. Le bombe sono state sganciate sulla costa del nord Italia e tutti i kit in eccedenza gettati in mare. Dopo Venezia, vicino a Cervia, si sono imbattuti in una reazione antiaerea da 20 mm, che ha asportato il timone sinistro, inoltre colpi diretti sono arrivati sul ponte di volo e nella stiva bombe. Il pilota ha chiesto all'equipaggio la scelta tra il lancio o l'atterraggio. L'aereo era a circa 1,5 miglia dalla costa a 2-3000 piedi. Tutti erano favorevoli all'atterraggio. Un buon ammaraggio è stato fatto intorno all'area Cervia - Cesenatico, con le acque fino al finestrino. Tutti hanno lasciato l'aereo in sicurezza. Il pilota ha rimosso tutti i documenti importanti (S01, ecc.). Il Norden è stato completamente demolito nello schianto. L'equipaggio si è separato ed è andato verso sudovest. Furono uditi colpi di fucile ed urla, ma non si sa se e chi fu colpito. I Sgt. Durning e Tidd hanno camminato fino a quando non si sono uniti ai partigiani. Sei giorni dopo avevano raggiunto Monte Pietra, a sud di San Marino. Durante i loro viaggi Durning e Tidd vissero con le loro razioni di emergenza, integrate con qualsiasi frutto riuscirono a trovare. Hanno contattato una volta solo i civili italiani e hanno dato loro indicazioni per i partigiani. S/Sgt W. C. Haag, Sgt. Morris J. Frye e Cpl. N. J. Furfare sono rimasti in una palude vicino al loro aereo precipitato durante la luce del giorno, poi han camminato nel buio usando le bussole tascabili degli Stati Uniti e le bussole di fuga. Il terzo giorno Cpl. Furfare contattò contadini italiani nella zona di San Giorgio, che diedero loro da mangiare e li nascose per quattro giorni (fino al 10 agosto).Fino a quel momento avevano vissuto di razioni di fuga, carote e tutto ciò che potevano trovare nei campi. Gli aviatori furono presentati a un ex ufficiale italiano che lavorava con i partigiani repubblicani. Li portò in altre case della zona dove trascorsero 20 giorni in tutto, essendo ben seguiti dai contadini. Durante questo periodo furono lasciati nascosti in piu' ore diurne, a causa di un gran numero di soldati tedeschi nella zona. Tutti gli uomini hanno indossato abiti civili.Il 30 agosto 1944 fu fornita una guida italiana che li portò nell'area del Monte Pietra dove si unirono ai partigiani. Passè una notte e si trasferirono nella "zona meridionale" dei partigiani di San Piero Rio Salso. Qui si sono uniti al Sgt. Durning e Sgt. Tidd e altri americani. Tutti ora sono tornati in mani americane..
Nei "Quaderni Storici sulla guerra a Cesena" si trova il racconto, questa volta visto dalla parte di chi li aiutò : “Una mattina del mese di agosto, sempre del 1944, mi portarono un contadino, di soprannome
"Spurtaza", che io non conoscevo, ma che mi presentarono come nostro ottimo fedele collaboratore
[del Gruppo Mazzini]. Questi, appena mi vide, si precipitò mentre il cuore gli traboccava dalla
gola e dagli occhi sgorgavano lacrime di supplica, a dirmi . "Mi aiuti; per favore, mi salvi lei; ci
ammazzano tutti, ci bruceranno la casa, ci..." "Beh, dico io , si calmi! Un momento, per favore, mi
spieghi cosa succede". "Sì ; mi scusi, ha ragione...; ma quando penso in che guaio mi trovo...!
Dunque, io ho quattro Americani in casa mia". "Come?" dico io, con un piccolo soprassalto di
stupore. "E da dove sono venuti fuori questi Americani?" "Dal cielo" mi risponde lui. "Come, dal
cielo?" "Si, sono quattro aviatori di una Fortezza Volante che fu colpita dalla contraerea". Siccome
io sapevo che l'equipaggio di una Fortezza Volante era costituito da otto uomini, immediatamente
chiesi: "E gli altri quattro?". "altri quattro sono già caduti nelle mani dei tedeschi". Poi
Spurtaza, cercando di dominare un poco meglio il suo nervosismo, cominciò la storia dal principio.
Questi quattro aviatori facevano parte degli otto membri dell'equipaggio di una Fortezza Volante,
che era stata colpita dalla contraerea durante un bombardamento notturno di un ponte sul fiume Po.
Avevano cercato di seguire il piu' possibile, nel cammino di ritorno, la loro squadriglia, ma
all'altezza di Cervia avevano dovuto prendere la spiacevole decisione di abbandonare
l'apparecchio e di buttarsi con il paracadute. Caddero nella spiaggia, vicino a Cervia, e, nonostante
l'oscurità della notte, riuscirono subito a ricongiungersi e riformare il loro gruppo. Poi stettero
nascosti nelle saline di Cervia per due giorni, fino all'esaurimento delle scorte di cibi concentrati, di
cui disponevano per alimentarsi. Quindi decisero di dividersi in due gruppi e di dirigersi verso le
colline (...) Il primo gruppo cadde subito nelle mani dei tedeschi, mentre il secondo gruppo fu... un
po' piu' fortunato, perchè cadde nella mani del buon Spurtaza! Rocco Furfare fungeva da
capogruppo (...) Questo Rocco, piu' tardi, mi dirà che, quando essi si videro costretti a dirigersi a
una casa per chiedere cibo e alloggio, furono indecisi nella scelta fra una casa bianca e una gialla.
Alla fine optarono per la bianca, e risulto che... era la casa del buon Spurtaza; mentre quella gialla
sarebbe stata la casa di un filofascista, che ospitava alcuni soldati tedeschi. Spurtaza temendo che da
un momento all'altro, sarebbero potuti arrivare i tedeschi anche a casa sua, pensò di nascondere i
quattro Americani in un rifugio sotterraneo, scavato poco lontano da casa. (...) Questi Americani,
dunque, poterono rimanere graditi ospiti di Spurtaza soltanto per pochi giorni (mi sembra siano stati
tre giorni) infatti alcuni soldati tedeschi occuparono poi anche la casa di Spurtaza; cosicchè la
situazione degli Americani divenne sommamente rischiosa e quella di Spurtaza poi, addirittura
tragica. (...) Dunque ora il difficile era farli uscire dalla zona della pianura, densamente popolata di
truppe tedesche, e farli arrivare nella zona delle colline, dove invece i tedeschi erano ancora pochi.
Poi, per passare dalle colline alla montagna non ci sarebbe stato piu' alcun problema serio. (...)
infine gli dissi che nel pomeriggio avrei voluto vedere gli Americani e parlare con loro, e che, nel
frattempo, lui facesse tutto il possibile per vestirli completamente con abiti civili e inoltre si fosse
procurato quattro biciclette. (...) quando arrivai da Spurtaza mi stava già aspettando. Nascose la mia
Legnano in un fosso e poi dopo avermi dato un cappello da contadino e una zappa da tenermi in
spalla, c'incamminammo lungo un filare di viti che costeggiava la riva di un profondo fosso o
canale di scolo. Dopo poco, quando stavamo per arrivare quasi davanti a un piccolo canneto (...)
Spurtaza con voce sommessa chiamò: "Rocco". Allora, da un buco, che io non avevo ancora notato
(...) venne fuori un giovanotto paffutello, di media statura, vestiti trasandati, barba lunga, il quale,
con tono allegro e cordiale, rivolgendosi piu' che altro a me, disse "Hellò". (...) subito pensai che,
per fargli vedere che il Capo dei partigiani non era un ignorantone qualunque (...), avrei dovuto
rivolgergli la parola in inglese. E allora mi venne detto "Are you Americans?" E lui rispose "Ya".
Al sentir "Ya" mi venne un accidente (...) mentre sbigottito e assorto guardavo l'Americano, che
probabilmente non riusciva a capire il mio comportamento, ripresi fiato e dissi (...) "Are you
Germans?"Questi fece un gesti di spiacevole sorpresa; e immediatamente, capii che aveva intuito il
mio sospetto, perchè notai che si sforzava di trovare la maniera di tranquillizzarmi. "Noi essere
Americani. Io essere quasi Italiano; mio padre calabrese". E io di rimando: "Voi siete spie tedesche,
perchè mi avete risposto ya e non yes" (...) Rocco naturalmente si mise a ridere; e poi ,
pazientemente, mi spiegò che il mio inglese imparato a scuola non sempre era quello parlato in
America. Insomma non fu facile farmi passar e il dubbio... ma poi, con un po' piu' di calma mi resi
conto che non potevano essere spie. (...) Fu deciso di tentare l'avventura il giorno dopo, alle due del pomeriggio (...) con le biciclette, dato che tutti e quattro sapevano andare in bicicletta (...) Quando, all'ora stabilita, partì la carovana, chiunque, anche un cieco, avrebbe capito subito che quei quattro ciclisti non erano Romagnoli. (...) Quella posa tipica del principiante adulto, che fa tanto ridere! Le braccia rigide, il corpo verticale e stecchito, mentre il culo tira da una parte e la testa dall'altra.
Insomma, una distanza che si sarebbe potuta percorrere in venti minuti, richiese un'ora circa.
Aprivo il cammino io, poi seguivano i quattro Americani in ordine sparso e, alla fine, chiudeva la
fila mio padre. (...) nella curva di una discesina Jack andò a finire nel fosso con uno spettacoloso
capitombolo, rendendo inutilizzabile la bicicletta e ferendosi (...) alla faccia. (...) mentre mio padre
aveva caricato Jack sul tubo della sua bicicletta e pedalava affannosamente per ricuperare il tempo perduto, uscirono da una casa due tedeschi, che, con il loro solito tono arrogante, gridarono: "Alt!" Quasi sicuramente volevano la bicicletta, ma per un momento rimasero interdetti al vedere la faccia tutta insanguinata di Jack. Mio padre, approfittando di questo momento di sorpresa (...) con tono arrabbiato e rivolgendo minacciosamente le mani al cielo, cominciò a inveire contro gli americani."Aeroplano americano... ta,ta,ta,ta... mitragliare mia casa. Assassini americani, delinquenti, criminali, mia moglie kaput, mio figlio ferito. Ora io andare ospedale tedesco. Auf Wiedersehen".Quei due tedeschi neanche aprirono bocca. Il resto del viaggio trascorse senza ulteriori incidenti di rilievo. (Da: E zirandlon : (il giramondo) / Francesco Montanari (Cincino). - Cesena : Costantini, , 1977)
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