26 febbraio 1945 è una fredda giornata di fine inverno; sulla costa adriatica e sul Veneto grava il classico “cajgo” della bassa: non è certamente una bella giornata per volare. Dopo cinque anni di guerra per i giovani aviatori di tutte le parti in conflitto, rischiare la vita ormai fa parte della quotidianità. L’azione del nemico, le condizioni meteo marginali, l’usura, la precarietà manutentiva dei velivoli, lo stress… : vivere o morire è diventata una semplice casualità, un filo troppo sottile, pronto a spezzarsi ad ogni istante.
Siamo ormai in vista dell’offensiva che gli alleati, attestati sulla linea Gotica e sul romagnolo fiume Senio, si apprestano a scatenare dopo un inverno ostile che aveva impedito ogni avanzamento del fronte. Ma, con l’arrivo della primavera, la macchina bellica riprende in tutta la sua potenza devastante ed impiegando ogni mezzo per porre fine il prima possibile a questo conflitto lungo 5 anni. L’aviazione alleata viene impegnata giorno e notte, senza sosta contro le vie di comunicazione ed i punti nevralgici dell’apparato bellico Tedesco e della Repubblica Sociale.
Ore 8.20, le prime ore del giorno. Dall’aeroporto di Cervia, sulla costa Romagnola, decollano nove cacciabombardieri Curtiss P-40 Kittyhawk IV° del 450° Squadron della Royal Australian Air Force: è la loro prima missione da questa Base dopo il loro trasferimento da Fano avvenuto il giorno prima. E’ da quando gli alleati erano sbarcati in Italia che gli Squandrons della Desert Air Force si erano lentamente spostati di Base in Base lungo la costa Adriatica seguendo l’avanzamento del fronte. Sono guidati dal comandante della squadriglia, lo Squadron Leader Jack Carlisle Doyle. Ogni velivolo porta agganciata, sotto la fusoliera, una bomba da 1000 libbre (circa 500 kg) destinata al ponte stradale sul fiume Piave nei pressi del paese di Busche, tra Belluno e Feltre.
Questo Ponte, che fa anche da biforcazione per le direttrici Belluno/Feltre/Bassano e Belluno Castelfranco Veneto, è un importante snodo stradale per i percorsi alternativi usati dai tedeschi che dovevano fare affluire i rifornimenti verso la pianura e il fronte. Inoltre esso poteva essere usato dagli stessi per una rapida ritirata e riorganizzazione di una linea difensiva sui primi baluardi alpini.
I “Wallabys” non sono soli, ad accompagnarli c’è una protettiva scorta di quattro Supermarine Spitfire Mk IX del 241° Squadron della Royal Air Force, decollati in contemporanea dalla vicina Base di Bellaria, chiamata radio della scorta “Blue Flight” i piloti sono: Blue 1, Ufficiale Pilota Kenneth Vivian Johnson - Blue 2, Sergente/Pilota Maurice Ryman Huish - Blue 3, Maresciallo L.M Bailey - Blue 4, Sergente/Pilota R.C. Williams.
Le due formazioni fanno rotta verso l’obiettivo, a 8.000 piedi (2.400 m) di quota i cacciabombardieri seguiti a 12.000 piedi (4.000 m) dalla scorta; giungono sull’obiettivo attorno alle 9.00 e subito i cacciabombardieri effettuano con decisione il loro attacco in picchiata, con risultati mediocri nonostante non incontrarono il fuoco difensivo della contraerea. Terminata l’operazione senza subire perdite, pur riscontrando qualche difficoltà a ricongiungersi, si mettono in rotta per il rientro nelle rispettive basi sulla costa romagnola.
Al contrario non è giornata buona per la scorta dei quattro cacciatori inglesi: essi perdono di vista i Kittyhawks durante l’azione contro il ponte, complice la scarsa visibilità e la quota che devono mantenere per fare buona guardia; via radio capiscono che gli australiani hanno concluso l’attacco e hanno preso la via di casa, quindi impostano loro stessi la stessa rotta e li seguono sempre a 12.000 piedi (4.000 m).
Ironia della sorte per i cacciatori di sua “Maestà Britannica”, una missione che doveva essere di tutto riposo considerata ormai la scarsissima attività della caccia avversaria, si trasforma in un mezzo disastro; la rotta li porta nelle vicinanze di Castelfranco Veneto, dove una batteria di cannoni contraerei da 88 mm, sicuramente allertata dalla rete radar della difesa e dal precedente passaggio dei P-40, inquadra con precisione la formazioni degli Spitfires. Una salva ben assestata lascia il segno con danni di diversa entità a tre dei quattro velivoli: “Blue 1” ha la radio fuori uso, “Blue 3” e “Blue 4” danni ai propulsori.
Quello in condizioni peggiori è lo Spitfire di Williams, “Blue 4”: il motore, sicuramente colpito all’impianto di raffreddamento, inizia a surriscaldarsi ed a perdere potenza, lasciandosi dietro una scia di fumo bianco. Il pilota perde gradualmente quota, ma cerca di mantenere la rotta per guadagnare le linee amiche dove eventualmente lanciarsi. Lo accompagna Huish, “Blue 2”. Purtroppo, arrivato a sud est di Padova ad ormai 3.000 piedi (1000 m) di altitudine, il motore Rolls Royce Merlin dello Spitfire inizia a prendere fuoco, la scia che si lascia dietro è ora di fumo scuro, infatti poco dopo Huisn vede Williams rovesciare l’aereo e lanciarsi. Il pilota apre il paracadute a 300 m di quota e arrivare a terra apparentemente indenne, come si legge nel rapporto di fine missione. Qui vengono anche segnate le coordinate approssimative “RG4440” del punto di atterraggio.
Il “Blue 3” il P/O L.M Bailey, è colpito anche lui al motore, ma con danni più lievi. Egli riesce a mantenere la quota magari a discapito della velocità, o per lo meno il rateo di discesa è contenuto. Lo scorta il capo formazione Johnson la cui radio è fuori uso. Lo Spitfire regge e Bailey riesce a raggiungere le proprie linee; per pochi chilometri non riesce a raggiungere la sua Base, infatti esegue un atterraggio forzato su una spiaggia della riviera, a Porto Corsini nei pressi di Ravenna (http://www.aereiperduti.net/anni/1945.php).
Nel frattempo Huish, “Blue 2”, dopo aver seguito Williams sino al lancio, è sulla rotta di casa, intercetta i Kittyhawks australiani sul fiume Po e porta a termine il suo compito scortandoli sino all’aeroporto di Cervia, per poi atterrare a Bellaria alle ore 10.10. Poco dopo, alle 10.20, rientra anche il capo formazione che si è attardato per seguire “Blue 3” in difficoltà, mantenendo una crociera più bassa.
Brutta giornata per questi piloti del 241° Squadron: due velivoli su quattro perduti, il 50% di perdite, uno dei due rientrati con danni a bordo. Fortunatamente i giovani piloti sono sopravvissuti così da potersi ritrovare assieme a fine guerra per brindare allo scampato pericolo, al contrario di moltissimi altri, che non hanno avuto la stessa fortuna.
Ma il velivolo di Williams precipitato vicino a Padova, dove è finito? Che sia possibile ritrovarne qualche traccia o testimonianza? È la domanda che noi di Aerei Perduti ci poniamo ogni qualvolta esaminiamo un rapporto o un documento dove viene descritto un abbattimento. È la nostra “mission” ed il nostro lavoro di anni di ricerca: ricostruire la storia di piloti e velivoli di qualsiasi nazionalità per dare dignità e memoria al loro sacrificio.
Un grazie va al nostro ricercatore Fabio Chinellato se oggi possiamo raccontare la sorte dello spitfire di Williams. Lo studioso padovano ha trovato, nel libro di Mons. Gios “I parroci della riviera del brenta e della bassa Saccisica nella resistenza, dalle relazioni e cronistorie parrocchiali”, la relazione con cui il Parroco di Liettoli, don Antonio Pasin, descrisse questo particolare avvenimento al Vescovo di Padova Carlo Agostini,: “Il 26 febbraio in sul mattino verso le 9 precipita un aereo in un campo presso la chiesa. Si incendia. Si sprofonda molto sotto, entro la terra. Intatto il pilota, che erasi abbandonato al paracadute, scende lentamente e prende felicemente terra. Trattavasi di un inglese: viene arrestato”.
A Liettoli, piccola e ridente località immersa nella campagna del Basso Veneto, di sicuro non può essere stato dimenticato un avvenimento del genere, che ha scosso la tranquillità della vita di campagna di questa comunità. Esso non rappresentava alcun obiettivo di interesse strategico militare e perciò, fino ad allora, non era mai stata toccata da eventi bellici, come invece era successo in altre località. Un aereo che esce dalla foschia sibilando in picchiata e si schianta praticamente nel centro del paese, pochi passi dalla Chiesa, un pilota straniero che scende appeso al paracadute, l’accorrere della milizia repubblicana, il grande cratere fumante scavato dal velivolo, pezzi di metallo sparpagliati per i campi, il paracadute in seta conteso tra le donne del paese, sono eventi che rimangono impressi nella memoria e chissà quanti racconti e discussioni nei filò e nelle osterie per molti anni a seguire.
Per la ricostruzione storica e l’individuazione esatta del punto di caduta dei velivoli, la ricerca documentale è importante quanto l’indagine sul campo: è fondamentale cercare di acquisire in loco testimonianze dagli anziani che da bambini avevano assistito all’evento, oppure avevano sentito i racconti tramandati tra generazioni e, se possibile, ritrovare resti di velivoli sul terreno o conservati da qualche famiglia. Così anche in questo caso i ricercatori di Aerei Perduti, Enrico Cappello e Matteo Borghesan si sono recati a Liettoli, magari sulle prime scambiati per venditori di aspirapolvere!
Le “interviste” ai residenti del paese hanno subito confermano che il fatto è conosciuto e ricordato. I nostri ricercatori riescono anche ad ottenere indicazione del punto dell’impatto che coincide con il giardino dell’attuale asilo infantile. Aiuto risolutivo per la conferma documentale della vicenda è arrivato dall’attuale parroco della Parrocchia di San Lorenzo in Liettoli, don Renato Galiazzo che, con grande cortesia e disponibilità, ha permesso ad Enrico e a Matteo di visionare il libro originale della cronistoria parrocchiale del 1945. Nell’importantissimo documento, il giorno 26 febbraio 1945, l’allora Parroco Don Antonio Pasin scrive: “Un apparecchio inglese, circa alle 9 del mattino, precipitava dal celo e si abbatteva con gran fracasso nel campo del Sig. Milani a circa 100 metri dalla chiesa, immergendosi per 4 metri nel terreno. Contemporaneamente dal cielo calava sospeso ad un paracadute il pilota di detto aeroplano e prendeva terra incolume nel medesimo campo: tosto venne arrestato dai militi repubblichini e condotto a Sant’Angelo”. Una conferma in originale e con maggior dettaglio di quanto già riportato dal libro di Mons. Gios.
Il diario del Parroco, le testimonianze raccolte, supportate dal documento germanico “ME 2918” del 26 febbraio 1945 che registra la caduta di un Spitfire nel distretto di Sant’Angelo, dov’era stato portato il pilota, nonché le coordinate di atterraggio del rapporto di missione britannico, coincidenti col paese di Liettoli, confermano senza ombra di dubbio che il velivolo precipitato al centro del paese è lo Spitfire LFIX matricola PT478, pilotato da F/SGT R.C. Williams.
Al momento non abbiamo trovato altre notizie sul pilota oltre al nome scritto nel rapporto di missione, né fotografie, non abbiamo dati in merito al campo di concentramento in cui fu detenuto: probabilmente è un giovane rimpiazzo arrivato al fronte da poco tempo e con pochissime missioni al suo attivo. Naturalmente le nostre ricerche in merito continuano anche perché è nostro uso cercare di contattare i famigliari di piloti protagonisti delle ricerche che portiamo a termine.
Il punto dove è precipitato il velivolo si trova in un’area edificata del paese a ridosso della scuola materna, quindi è praticamente impossibile effettuare ricerche in superficie o nel sottosuolo per recuperare i resti del caccia, ma di sicuro, com’è capitato in altre località, all’epoca con il prezioso alluminio con cui era prevalentemente realizzato il velivolo o altre componenti dello stesso, furono realizzate pentole, utensili e suppellettili vari. Se qualche abitante di Liettoli e dintorni avesse in “cantina” qualche pezzo del genere, Aerei Perduti e disponibile, oltre che a visionarli, a raccoglierli per conservarne la memoria e renderli visibili a tutti presso il nostro museo sito presso l’aeroporto “Prati Vecchi di Aguscello” in Ferrara.
Aerei Perduti ringrazia gli abitanti di Liettoli che ci hanno aiutati con la loro testimonianza, un grazie particolare al Parroco Don Renato Galiazzo che, consentendoci di visionare il prezioso archivio storico della parrocchia, a permesso di mettere il definitivo suggello documentale sulla storia.
Hanno contribuito alla ricerca: Elena Zauli e Enzo Lanconelli – Diari operativi reparti alleati. Fabio Chinellato: pubblicazioni e ricerche archivistiche locali. Matteo Borghesan – Enrico Cappello: ricerche e indagini sul posto.
Spitfire Mk IX del 241° Sqn. RAF, centro/sud Italia 1944 (Imperial War Museum)
Curtiss P40 Kittyhawk IV del 450° Sqn. RAAF, Cervia 1945 (Australian War memorial)
Curtiss P40 Kittyhawk IV Nr. FX 768, pilotato dal P/O J. Boyd il 26 febbraio 1945 nella missione su Busche
In giallo i protagonisti dell’azione sul ponte di Busche
Prima Fila seduti, da sinistra a destra: P/O Johnny Boyd (RAAF); Squadron Leader Jack Doyle - comandante di squadriglia (RAAF)
Seconda fila da sinistra verso destra: W/O Sid Thomson (RAAF); P/O Stan Watt (RAAF);W/O Harry Youngberg (RAAF); Sgt Ken Nash (RAF);
Terza fila, da sinistra verso destra: Lt. Barry Pyott (SAAF, caduto in azione il mese successivo su Vittorio Veneto); W/O Johnny De Salis (RAAF); Lt Bill Pidgeon (SAAF);
Photograph by Courtesy of the Estate of F/O Garry Blumer DFC