12 maggio 1944 - La scomparsa. Quel giorno, i caccia americani P-38 Lightning del 1st Fighter Group decollano di prima mattina da Foggia per una missione che prevede il mitragliamento degli aeroporti di Piacenza e di Reggio Emilia. E’ qui che l’attacco alleato deve confrontarsi con la nostra ANR: in particolare, a bordo del suo Macchi 205, il Sottotenente Morandi riesce ad agganciare un P-38 pilotato dal Tenente Richard Cooley e ad abbatterlo. Dopo questa battaglia, gli aerei americani intraprendono il viaggio di rientro alla base ma, giunti all’altezza di Imola, i Tenenti James Lilly e Robert McIntosh spariscono alla vista dei compagni. In seguito di Lilly si seppe che si era lanciato e che era stato catturato dai tedeschi, mentre di Robert McIntosh non si ebbero più notizie. Una lettera, scritta il 10 agosto ’45 dal Tenente J. Lilly alla madre di McIntosh, racconta nel dettaglio quanto avvenne quel giorno: “Io ho saputo che Mac (il Tenente McIntosh) e un altro ragazzo della squadra sono scomparsi il medesimo giorno mio. Per tutto il tempo cui noi fummo prigionieri chiedemmo notizie di Mac e consultammo diligentemente le liste dei prigionieri. Non trovammo traccia di lui e sperammo che egli fosse fuggito. La missione di quel 12 maggio era quella di attaccare un aeroporto a Piacenza, nella valle del Po. Mac ed io eravamo nella stessa sezione ed eravamo guidati dal Tenente Miller. Al momento di virare dal golfo di Genova verso l’interno, Miller perse il suo appoggio radar e finimmo parecchie miglia a sud dell’obiettivo. Stavamo tornando alla base passando sotto la valle del Po quando ci fu una breve battaglia aerea presso Bologna (…) . Mac era ancora con noi e apparentemente non presentava danni. La visibilità cominciò a peggiorare e iniziò a piovere. “…” a sud di Bologna ci avvicinammo al cattivo tempo. Mentre entravamo tra le nuvole io guardai indietro verso Mac, egli si era staccato e pareva che fosse sceso verso la valle sotto la coltre di nubi. Oramai mi trovavo completamente avvolto dalle nuvole e non ho più visto Mac….”
Le Ricerche. Quando i P-38 del 1st Fighter Group rientrarono alla base, i Tenenti Cooley, Lilly e McIntosh furono dichiarati “Missing in action” ovvero dispersi in azione. Con il passare dei mesi, dei primi due si ebbero notizie certe, mentre la sorte di McIntosh rimase avvolta nel mistero. Il 7 novembre 1945 Robert McIntosh fu dichiarato morto d’ufficio. Fu a questo punto che entrò di scena il padre di Mac, l’allora Tenente Colonnello Jesse E. McIntosh. Egli, il 18 febbraio ’46, scrisse al Generale Witsell: “Il Tenente. Richard A. Cooley, che stava volando vicino a Robert, fu disperso quella stessa mattina. Con l’avanzata della Quinta Armata verso nord fu trovato il luogo dove i Tedeschi avevano sepolto Cooley. Io realmente spero che Robert sia precipitato nello stesso luogo”. L’intenzione del padre di Mac era quella di recarsi in Italia per svolgere personalmente più approfondite ricerche in prossimità del luogo di sepoltura di Cooley. La risposta del Memorial Division, datata 16 maggio ’46, fu perentoria: “I rapporti ufficiali circa la sepoltura di Cooley dicono che originariamente egli fu inumato a Reggio Emilia, e che in seguito il suo corpo fu portato nell’United State Military Cemetery of Mirandola”. Era del tutto improbabile che McIntosh potesse essere caduto a Reggio-Emilia, considerando che l’ultimo suo avvistamento era avvenuto vicino a Imola.Nulla tuttavia fu intentato dagli addetti alle ricerche: furono vagliate tutte le informazioni disponibili tra cui i rapporti tedeschi dei morti e dei sepolti, furono consultati gli elenchi dei prigionieri trasmessi dalla Croce Rossa Internazionale, furono interrogati i prigionieri di guerra, gli abitanti del luogo in cui precipitò Cooley così come furono studiati i rapporti dei compagni di squadra che si trovavano vicino a Mac durante l’ultimo volo. Nel giugno 1946 venne organizzata una squadra che si recò a sud di Imola. Era giunta infatti notizia che un “due code” era precipitato in quella zona il 12 maggio’44. Ancora una speranza. Nel suo rapporto il Capitano Martinez racconta di essersi recato a “Riolo dei Bagni” ovvero Riolo Terme. Gli abitanti gli riferirono che un pilota americano si era lanciato dal suo aereo, proprio un P-38. Una persona del luogo tentò di portare in salvo il pilota, ma furono entrambi catturati dai fascisti e poi consegnati ai tedeschi. Si trattava indubbiamente dell’altro compagno di Mac, il Tenente J. Lilly. Il Tenente Colonnello Jesse E. McIntosh partì allora per l’Italia. Il 20 novembre’47 egli scrisse al Generale Horkan - Memorial Division: “Giusto pochi giorni fa sono tornato dall’Italia dove ero andato con la speranza di trovare notizie di quanto accaduto a mio figlio. Mi dispiace di comunicare che non ho avuto successo”. Egli aveva concentrato le sue ricerche nella zona tra Bologna e Rimini, inutilmente. Recatosi a Roma all’American Grave Registration Units per consultare personalmente i registri dovette arrendersi al fatto che suo figlio era sparito nel nulla.
12 agosto 2013 - Il ritrovamento. Tutto partì da una segnalazione dello storico locale Augusto Stacchini pervenuta al forum di Archeologi dell’Aria. Secondo lo storico ”a Santa Cristina di Rimini era precipitato un bombardiere americano B-17”. Il 12 agosto 2013 Enzo Lanconelli, Fabrizio Raccagni e Daniele Celli del Gruppo di Ricerca Aerei Perduti, unitamente a Fabio Raimondi di Archeologi dell'Aria effettuarono il primo sopralluogo. Questa la cronaca della scoperta nelle parole di Enzo Lanconelli:“Qualche giorno fa, nell’entroterra riminese, abbiamo trovato i resti di un aereo: la ricerca è stata all’inizio estremamente difficoltosa. Nei vari luoghi indicatici, seppur vicini tra loro, non c’era nulla. Abbiamo allora cercato ulteriori testimoni fino a trovare, grazie a Daniele Celli, chi ci ha guidati sul luogo dell’impatto. Costui, Ferdinando Ghigi, all’epoca dell’incidente era un bimbo di 8 anni e da allora ha sempre creduto che si trattasse un aereo tedesco. L’aveva visto sbucare dalle nubi e schiantarsi al suolo ad una velocità pazzesca. L’urto era stato tremendo, al punto che i soldati tedeschi sopraggiunti non erano stati in grado di riconoscere che tipo di aereo fosse. Eppure anche lì, sulla sommità di quella collina, i cercametalli ancora una volta tacevano. Eravamo sul punto di abbandonare l’impresa, considerando anche il fatto che, secondo le fonti americane, non era caduto alcun bombardiere a Santa Cristina. Passeggiando così, un po’ amaramente, lungo il campo, ho notato che la folta siepe che lo delimitava non mi permetteva di vedere oltre. La attraverso e mi trovo davanti ad un terreno scassato molto profondamente. E’ lì che vedo emergere dalla terra grigia decine e decine di frammenti di alluminio. Tra due enormi zolle affiora un grosso pezzo di metallo: si tratta del castello del cannone Hispano da 20 mm spezzatosi nell’urto. Un veloce esame dei reperti mi fa subito capire che si tratta di un caccia americano Lightning P-38. A casa ho ripulito il pezzo di castello con la speranza di recuperare la matricola, visto il grave grado di corrosione presente. Dopo due giorni sono riuscito a leggere il numero 124044. La ricerca negli archivi americani ci ha lasciati senza fiato. Avevamo trovato ed identificato dopo 70 anni il luogo esatto dove era scomparso Robert McIntosh”. Una volta contattata l’Ambasciata Americana di Roma, le ulteriori indagini finalizzate al ritrovamento dei resti del pilota sono passate nelle mani dell’ente governativo americano Joint Pow/Mia Account Command, specializzato nella ricerca dei militari statunitensi dispersi in guerra. Nell'aprile 2014 una squadra di ricerca del JPAC, guidata dalla Dr.ssa Nichole Rothon e affiancata da Aerei Perduti, ha effettuato i rilievi del crash site ed ha iniziato le ricerche per il ritrovamento dei resti del pilota. Nell'agosto 2015 una squadra del DPAA, con l'aiuto dei volontari di Aerei Perduti ed Archeologi dell'Aria, ha effettuato gli scavi che hanno portato al rinvenimento dei resti del Lt. MacIntosh.
(cfr. www.dpaa.mil/NewsStories/RecentNewsStories/a-rewarding-partnership.aspx)
(cfr.1stfighterassociation.weebly.com/lt-mcintosh-comes-home.html)