29 gennaio 1945 - Mosquito Nr. MM761 - Torri di Quartesolo (VI)

Missing Air Crew Report: 416th NI Ftr Sq - Target or intended dest. Pisa to Florence then north to Ferrara-Padova area; type of mission Intruder Sweep. 28/29 Jan. 1945 Take off 2400; last know whereabouts of missing aircraft: Florence Area - 0013 hours. Mosquito Mk XXX RAF Serial Number MM-761 Pilot Janisch, Frank H - R/O franklin, Eugene K.

Il mosquito precipitò a Marola di Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza. Dettagliata narrazione di quanto avvenne è stata riportata dallo storico Giuseppe Versolato nella sua opera "Bombardamenti aerei degli alleati nel vicentino 1943-1945" Gino Rossato Editore 2001.

"La stampa locale informò che a Marola di Torri di Quartesolo un bombardiere medio bimotore che eseguiva azioni di disturbo notturno cadde in fiamme nei pressi della frazione causando la morte dell'equipaggio. Per la prima volta nel corso della nostra storia ci troviamo di fronte ad un evento che coinvolse il famoso "Pippo", l'incubo notturno della gente del Nord Italia, già martoriate di giorno dai continui bombardamenti. Me ne parlarono molto i miei genitori, i nonni, gli zii, così come suppongo sia avvenuto un po' per tutti anche se allora in giovane età, nella mia mente sono rimaste impresse alcuni "flash" che conducono a lui, al terribile "Pippo". Eravamo allora sfollati da Vicenza nella vicina, ma allora "abbastanza lontana" dai bombardamenti, Bertesina e in una notte estiva - mentre giacevo nel mio lettino - ricordo il sordo fragore dell'esplosione di una bomba e l'angoscia e le preghiere di mia madre. Certamente fra i compiti dei vari "Pippo" alleati vi era anche quello, non affatto secondario, di creare un forte disagio psicologico e morale sulla popolazione: il "nemico" non ti dà tregua mai, neanche quando dormi. E in questo certamente ci riuscì. "Pippo" rimase impresso nella mente dei nostri vecchi in maniera indelebile: quante storie ancora oggi si raccontano su questo temuto cavaliere nero alato, e filastrocche ("Pippo" se vede una lucetta, sgancia una bombetta) e perfino delle "poesie"! La 12' Air Force americana contava nelle sue fila diverse unità di "Pippo": gli Squadron di caccia notturna 414°, 415°, 416° e 417° che per gran parte della loro vita operativa ebbero in dotazione il bimotore inglese Bristol Beaufighter diffusissimo in tutti fronti di guerra nei più svariati ruoli. Wispering death, ovvero "morte sussurrante", lo avevano battezzato i giapponesi, e il che la dice lunga sull'efficacia del velivolo. Poi vi era il 47° Gruppo da Bombardamento Leggero che operò frequentemente di notte, specialmente nella parte conclusiva del conflitto, utilizzando i bimotori americani A-20 Havoc e nel corso del 1945 anche alcuni A-26 Invader. Fra i "Pippo" della RAF possiamo includere gli Squadron 255°, 256° e 600° dapprima con i Beaufighter e poi con i Mosquito. Ma occupiamoci ora del nostro "Pippo", quello che cadde nel territorio di Marola di Torri di Quartesolo. La documentazione rintracciata in proposito ci permette di entrare nel dettaglio. Il velivolo era un bimotore De Havilland Mosquito Mk 30 in forza al 416° Squadron Caccia Notturna dell'USAAF. Il 416° fu l'unica unità americana fra quelle sopra menzionate ad avere in dotazione dei Mosquito nell'ultimo periodo della guerra. La versione Mk 30 del famosissimo caccia bimotore inglese era alquanto sofisticata. Il Mk 30, derivato dalla versione Mk 29 come caccia notturno non pressurizzato, fu dotato di radar sia del tipo Al Mk7 che Mk 10 e motori Merlin a 2 stadi 72 o 76. Il primo esemplare volò nel marzo 1944 e si dimostrò il più efficiente caccia notturno di cui disponessero gli Alleati. Il Mosquito # MM-761, ai comandi del pilota 1st Lt.Frank H.Janisch e con a bordo il radio operatore 2nd Lt.Eugene K.Franklin, era decollato alle ore 24.00 del 28 gennaio 1945 per una missione di Intruder Sweep (radar pattugliatore notturno) nel Nord Italia nell'area fra Ferrara e Padova. Janisch chiamò via radio la base subito dopo il decollo alle 00.02 e successivamente alle 00.13 riferendo: "Effettuato controllo".

Da quel momento non si ebbero più comunicazioni dall'aereo. Passato il tempo in cui il velivolo doveva rientrare alla base, scattarono le ricerche. Furono contattati, fra le ore 03.45 e le 06.00 del 29, i settori "blu" e "bianco" (anche se non specificato nel rapporto, i settori dovevano essere le aree in cui si svolgeva la missione e il contatto doveva presumersi con forze speciali alleate presenti in tali territori) che però non furono in grado di dare alcuna informazione in merito. Fu interpellato anche il comando della DAF, l'inglese Desert Air Force, che coadiuvava con i propri reparti da caccia diurni - notturni e di bombardieri medi, gli sforzi bellici della 12a in Italia, ma non si ebbero notizie sul Mosquito americano in missione. Di conseguenza aereo ed equipaggi, furono dichiarati dispersi. Giusto 2 giorni prima, nelle prime ore del 27, lo stesso reparto perse in Nord Italia, durante una missione, un altro velivolo dello stesso tipo, ma furono casi eccezionali, in quanto furono assai rade le perdite di caccia e bombardieri medi notturni alleati durante l'ultima parte del conflitto. Comunque anche della sorte di quel Mosquito non si seppe nulla, tanto che nelle prime ore del mattino 2 P-47 del 350° Gruppo, Lts.Asbury e Kowalski, decollarono da Pisa per tentare di localizzare i possibili resti del caccia notturno scomparso. Certamente saràavvenuto così anche per quello disperso il 29. Da un altro documento, che abbiamo già avuto modo di citare nel secondo capitolo relativamente all'abbattimento del B-24 Ripper the Second in territorio di Marola di Torri di Quartesolo, apprendiamo della sorte del Mosquito e dell'orribile fine del suo equipaggio. Tale fonte non dà certezza sulla causa della caduta del velivolo. In tal senso non si possono che formulare delle ipotesi. La più probabile, in considerazione che nessuno dei 2 membri dell'equipaggio si paracadutò, è quella che l'areo sia stato colpito dalla flak oppure da un caccia notturno tedesco causando il grave danneggiamento del mezzo e ferendo seriamente gli aviatori che non furono quindi in grado di lanciarsi. La testimonianza relativa all'incidente o all'abbattimento fu raccolta dal comando della Batteria "A" del 630° Battaglione di Artiglieria Contraerea dell'Esercito Americano che nel maggio 1945 si trovava a Vicenza. Il rapporto, datato 19 maggio, raccoglie la testimonianza di Don Gaetano Lanaro, Parroco di Marola di Torri di Quartesolo. Il sacerdote testimoniò che il 29 gennaio 1945 un aeroplano fu "abbattuto" nell'area di Marola. A bordo vi erano due aviatori e uno di questo morì bruciato all'interno dell'aereo quando cadde e l'altro fu estratto dai rottami dai paesani corsi sul posto. L'uomo era gravemente ferito e mori 4 ore più tardi. L'aviatore che morì carbonizzato nell'aereo fu identificato per mezzo della sua piastrina di riconoscimento che fu raccolta e conservata da Don Lanaro che poi la consegnò agli americani. Si trattava di Eugene K.Franklin, l'ufficiale radio operatore. Il certificato di morte redatto da un sanitario locale e rintracciato dagli americani presso il Comune di Vicenza, attestò per l'altro aviatore che si trattava di Frank Janisch, il pilota del Mosquito. Entrambi furono sepolti dai tedeschi nel cimitero militare di Via F.lli Bandiera (quello degli "Ebrei") ove erano stati sepolti, come ricordiamo, gli altri aviatori americani morti in seguito al raid del 28 dicembre 1943.(...)

Articolo sul rimpatrio della salma del Lt. Frank Janisch su findagrave.com

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