Operation Records Book (RAF Form 541): Amendola 14/15 May 1944 Wellington JA351 F/L R.G. Young, Sgt. G. Gaunt, Sgt. K.J. Holton, F/O C.J. Taylor, W/O W.F. Crosbie - Target AVISIO VIADUCT - Up 23.25 - A/c missing.
NARA report AV 1059/44: "In the night of 14 to 15 June 1944 an english plane crashed against a rock-wall beneath the top of Monte Mulatz in the vicinity of Rolle-Pass (Dolomites) and exploded. 5 dead could be observed, partly burned and mutilated but could not be recovered because of the deep and icy snow. Only 1 corps could be identified.
Name Geoffrey Gaunt, Rank Sgt, Date of birth 16 June 1909, Ident. Tag 1517309
La caduta di un aereo, civile o militare che sia, è un evento che genera sempre una serie di reazioni, sia emotive che tangibili. Fin dagli albori dell’aviazione e sino ai giorni nostri, nulla è cambiato in questo senso, se non nella velocità di propagazione delle notizie e nella mole di verbali, indagini e quant’altro susseguono ad un disastro aereo, piccolo o grande che sia. Anche in tempo di guerra venivano redatti verbali e rapporti, registrati gli abbattimenti, catalogati gli aerei precipitati. Lo storico che si occupa di ricerca aeronautica si deve quindi “districare” tra Archivi Ufficiali, raccolta di notizie, cronache e, purtroppo, anche registrazioni cimiteriali. Questo anche perché gli aerei caduti sono “semplicemente” tantissimi, e spesso, durante una ricerca archivistica, non si trova quello si sta cercando ma qualcos’altro, che ti parla di un altro aereo, che ti apre una nuova porta. Questo è quanto ci è successo mentre cercavamo dei documenti al NARA, l’Archivio Nazionale Statunitense. Stavamo cercando nei Files denominati “Amerikaner Vorkaenge”, verbali riguardanti aviatori americani abbattuti in Europa redatti all’epoca dalle forze armate tedesche. Questi verbali, una volta trovati dall’esercito americano, furono portati oltreoceano, tradotti e archiviati. Ci saltò all’occhio un foglio, catalogato come AV 1059/44, datato 19 giugno 1944, redatto dalla Luftflotte 2 (il Comando Aereo tedesco per il Teatro del Mediterraneo) e che aveva come Oggetto “Killed enemy Airman”. Per correttezza storica riportiamo il testo originale inglese: “In the night of 14 to 15 June 1944 an english plane crashed against a rock-wall beneath the top of Monte Mulatz in the vicinity of Rolle-Pass (Dolomites) and exploded. 5 dead could be observed, partly burned and mutilated but could not be recovered because of the deep and icy snow. Only 1 corps could be identified.
Name Geoffrey Gaunt, Rank Sgt, Date of birth 16 June 1909, Ident. Tag 1517309
Questo documento ci aveva molto colpito, anche perché pur abitando noi nella Pianura Padana conosciamo ed amiamo il Passo Rolle, San Martino di Castrozza e le sue meravigliose Pale. Abbiamo subito deciso di andare a fondo a questa storia e di cercare tutta la documentazione possibile. Avevamo un documento ufficiale, una data, un nome e una nazionalità. Il Sgt. Geoffrey Gaunt era nel database del Commonwealth War Grave Commission, sepolto al Padova War Cemetery, però risultava deceduto il 15 maggio 1944. Era un Co-pilota, sepolto insieme i suoi 4 compagni di sventura: il Pilota Flight Lieutenant Robert Gordon Young, il Sgt. Kenneth John Holton, il Flying Officer Ciryl James Taylor ed il Pilot Officer William Francis Crosbie, in forza al 150° Squadron Royal Air Force. Per tutti la stessa data di morte, 15 maggio 1944. Erano tutti sullo stesso aereo caduto sul Mulaz, un Vickers Wellington, bimotore inglese a struttura geodedica utilizzato in raid notturni su tutta l’Europa. Nella primavera del 1944 il 150° Squadron RAF era di istanza ad Amendola, in Puglia, e sicuramente fece numerosi missioni sul nord Italia. L’attività operativa degli Squadron inglesi è stata riportata nei loro War Diary, l’Operation Record Book del mese di maggio 1944 ci racconta la loro ultima notte di volo. L’equipaggio era decollato alle 23,25 sul Wellington Nr. JA351 per bombardare il viadotto di Avisio. In tutto 8 aerei, nessuno dei quali potè sganciare sul target: i piloti raccontarono che sul nord Italia le condizioni meteo erano pessime, al punto da costringerli ad un ritorno anticipato. Non solo, l’eccessivo consumo di carburante aveva costretto due equipaggi ad atterrare a Biferno perché non sarebbero stati in grado di raggiungere Amendola. All’appello mancava un aereo, quello del F/L Young. Di lui nessuna traccia, nessun comunicato radio. Missing. Sparito dai registri inglesi, riappare un mese dopo in quelli tedeschi, legato per sempre ad una roccia, a quel Monte Mulaz.
E’ evidente che l’aereo era precipitato a causa delle avverse condizioni, che potrebbero aver causato o un disorientamento spaziale con conseguente urto nella montagna o l’effettiva caduta del velivolo. La data esatta fu la notte tra il 14 ed il 15 maggio, ed il rapporto tedesco, redatto un mese dopo, non fu di conseguenza fedele. Per poter dare un quadro ancora più preciso al disastro ci vengono in aiuto le cronache locali.
Diario di Pietro Follador: 12 GIUGNO Oggi si trasportano le salme di sette avieri di un aereo inglese caduto sul Focobon ai primi di maggio e rinvenuto poco fa. (https://digilander.libero.it/parrocchiafalcade/diario7.htm)
E Ancora: Eravamo ai primi di giugno del 1944 [omissis].... la battuta di caccia durò tre ore: il tempo necessario per setacciare bene la zona ed arrivare nelle vicinanze del Rifugio Mulaz dove si erano dati appuntamneto [omissis].....in silenzio presero il sentiero che li avrebbe portati alla Forcella, alla malga Stia ancora senza animali e infine a Gares. Un altro cacciatore che, in questo ritorno, li avesse incontrati, dalle loro facce avebbe capito che la battuta di caccia era andata a vuoto [omissis].... Avevano percorso poca strada quando , quasi contemporaneamente, i cinque videro appoggiata ad un masso che le aveva impedito di rotolare molto più in basso, una grande e grossa ruota di gomma. Ad uno sguardo un pò più attento ne videro altre e pezzi di alluminio tutti accartocciati. Si trattava sicuramente dei pezzi di un apparecchio precipitato, e lo si vedeva su una parete più in alto , perchè un'ala aveva strisciato la roccia. Poichè ormai era troppo tardi, decisero di ispezionare tutto il giorno dopo. [omissis]... L'indomani quando il giorno cominciava ad albeggiare, si trovavano già dove era caduto l'apparecchio. Si presentò loro una scena che nessuno avrebbe mai immaginato. I pezzi più grossi (ruote e motori) erano in qualche buca un pò più grande o appoggiati a dei massi che avevano impedito loro di rotolare. Si notavano solo perchè il loro colore, abbastanza scuro, risaltava sul ghiaione chiaro. I pezzi più piccoli si vedevano solo in parte perchè o erano finiti in qualche piccola fessura o nascosti dai numerosi massi. Tutti si misero a salire a zig-zag per avere un'idea un pò più chiara di quello che era sparso intorno. La scena diventava sempre più raccapricciante. Resti martoriati erano frammisti a pezzi di alluminio, di stoffa, di sedili e di tante altre cose. I due che si erano spinti fino quasi all'attacco della parete, trovarono l'unico corpo rimasto intero. Da una divisa che indossava e da una borsetta in plastica che aveva al collo e che conteneva dei cartoncini con dei nomi, pensarono che fosse il comandante pilota. Intenti com'erano in queste ricerche,, nessuno si era accorto che una grossa pattuglia di soldati tedeschi era scesa dalla Forcella Mulaz e s'era avvicinata a loro....
(tratto da: "Noi da Canal" storia di Canale d'Agordo e vicende paesane di Giovanni Tancon Nuovi sentieri Editore.)
Resti del Wellington presso il Rifugio Volpi al Mulaz (Fonte Web).