Percorrendo la valle del Lamone da Faenza verso Marradi non è difficile incontrare chi ancora racconta di una “fortezza volante” che precipitò presso Cà Malanca, ed unanime è il ricordo che l’intero equipaggio si salvò.
Secondo quanto emerge dai Diari Operativi del 310th BG esattamente in quel luogo si troverebbe il crash site del B-25 J del 380th BS pilotato dal 1st Lt. W. H. Naff. Quel giorno, ventiquattro B-25 Mitchell furono inviati a bombardare il ponte ferroviario di Rovereto. I velivoli (si trattava di una formazione composta da più Squadron: tre del 381st, sei del 380th e quindici del 428th BS) decollarono da Fano alle 9,40 e giunsero sull’obiettivo alle 11,52, dove incontrarono una violenta reazione contraerea. Dei ventiquattro aerei, solamente uno non fu colpito, mentre tutti gli altri subirono danni più o meno gravi. Uno dei B-25 del 428th BS, pilotato dal 1st Lt. McGilvray, fu visto precipitare nella zona del Pasubio. Sulla via del ritorno, un bombardiere del 380th BS, che stava volando con un solo motore fu abbandonato dall’intero equipaggio alle coordinate M1210, che corrispondono alla vallata del Lamone (approx. a sud di Brisighella). I sei aviatori erano il pilota 1st Lt. W. H. Naff, copilota F/O F. A. Kirkpatrick, puntatore 2nd Lt. J. B. Burford ed i mitraglieri Cpl. H. W. Buckland, R. J. Armatas e J. Loy. Il loro Mitchell esplose contro il fianco di una collina.
Di questo episodio, accaduto il 19 aprile 1945 e da noi riportato a pag. 126 di Aerei Perduti, non resta alcuna traccia nè nelle testimonianze raccolte, nè in alcuna cronaca locale. Un attento studio della rotta di ritorno dei B-25, che da Rovereto dovevano arrivare su Firenze per poi virare verso Fano, colloca la caduta del bimotore ed il lancio del suo equipaggio nell'Appennino tosco/emiliano e non sulla Romagna. Al contrario, il ritrovamento presso la località di Cà Malanca di reperti provenienti da un altro crash site ci permette di completare con sicurezza il quadro storico. Infatti fra tutte le testimonianze raccolte, nessuna ha mai riportato la caduta di due distinti bombardieri, al contrario ogni racconto ha sempre parlato della caduta di un aereo nella zona di Cà Malanca - S. Maria in Purocielo. Nella ricostruzione dell'episodio avvenuto il 12 ottobre 1944, i documenti ufficiali tedeschi ed americani sono assolutamente fuorvianti e come se non bastasse nemmeno nel libro "La Battaglia di Purocielo" si fa menzione di questo episodio. La zona compresa tra Cà Malanca e Purocielo nell'ottobre 1944 era tenuta dai partigiani della 36ma Brigata Garibaldi ed in quei giorni stavano infuriando gli scontri di quella che sarebbe poi stata chiamata "la Battaglia di Purocielo". Riportiamo di seguito un breve sunto tratto dal sito camalanca.racine.ra.it: "Nella stretta valle di Purocielo, formata dal Rio Co', compresa tra le valli maggiori del Sintria e del Lamone, aveva preso posizione nell'ottobre 1944 la quasi totalita' della 36ª Brigata Garibaldi costituita da 2 battaglioni, suddivisi in 12 compagnie con un totale di circa 700 uomini. Con il fronte giunto ormai a ridosso di Purocielo il comando tedesco decise di eliminare i partigiani nella zona. Gli inglesi erano ormai giunti a pochi chilometri di distanza, nei pressi di Monte Cece, mentre sulle alture di Marradi gli indiani stentavano ad avanzare. Si era formata una saccatura, proprio nella zona dove erano attestati i partigiani sempre più minacciati dai tedeschi. La situazione era dunque molto difficile per gli uomini della Brigata Garibaldi, tanto più se si considera che cominciava a scarseggiare il cibo e quasi tutti erano sprovvisti di vestiario adatto ai rigori dell'inverno. In questa situazione il comando della 36ª decise di tentare lo sfondamento del fronte in direzione di Fornazzano e permettere il congiungimento dei partigiani con gli alleati giunti a meno di due ore di cammino. Fu proprio dal tentativo operato il mattino del 10 ottobre che la Battaglia di Purocielo prese le mosse. Il tentativo fallì e la Brigata dovette subire per tre giorni il violento contrattacco tedesco. Fino alla notte del 12 ottobre tanti furono i combattenti, gli scontri armati, e tanti i morti e i feriti. La Brigata, nonostante le tante perdite, riuscì a mantenersi unita e ad attraversare il fronte dal Monte Busca, congiungendosi così con le forze alleate. I luoghi più significativi di questi eventi sono Ca' di Malanca, attorno alla quale si svolsero i combattimenti iniziali, Ca' di Gostino, vicino alla parrocchia di S.Maria in Purocielo, Ca' di Piano di Sopra, Ca' di Marcone, Ca'di Monte Colombo e Monte Colombo, attorno a cui si combattè l'11 ottobre; Poggio Termine di Sopra e il Monte Calamello dove ebbero termine i combattimenti il 12 ottobre. Nella notte i due battaglioni attraversarono il crinale e raggiunsero Cavina, per arrivare nei giorni successivi al Monte Busca. I partigiani morti nella battaglia di Purocielo sono ricordati a Ca' di malanca con un cippo commemorativo che riporta tutti i nomi, le città e le nazioni di origine dei deceduti." Gli scontri sono descritti con dovizia di particolari nel libro "La Battaglia di Purocielo" edito dall'ANPI e scritto da Ferruccio Montevecchi: in tale opera non esiste alcuna notizia e nessun riferimento ad un bombardiere precipitato, eppure il 12 ottobre era in pieno svolgimento la battaglia e la zona era coperta da decine e decine di partigiani. Eppure la caduta del bombardiere doveva essere stata registrata, infatti fortunatamente in un'altra pubblicazione del 1976 e meno famosa tale episodio veniva riportato: si tratta di "Qualcuno per raccontare il fatto" di Ettore Calderoni (foto). Il testo dice: "Rannicchiati sul fondo della postazione guardiamo in alto e vediamo un enorme bombardiere Americano sorvolarci, a meno di cinquanta metri di altezza, lasciandosi dietro una lunga coda di fiamme. L'apparecchio è a motori spenti e sta perdendo quota, appena giunto sopra la valle del lamone la contraerea tedesca apre il fuoco colpendolo ripetutamente e l'aereo, forse colpito anche ai timoni, inizia una larga virata tornando a puntare direttamente su di noi. Lo spettacolo è terrificante. L'enorme massa di fuoco volante, con un sibilo crescente, ci viene addosso e noi non possiamo muoverci perchè le mitragliatrici tedesche che hanno aperto il fuoco ce lo impediscono. A cento metri cala di colpo urtando il suolo sulla cresta che abbiamo di fronte e scoppia con un enorme boato mentre una sibilante fiammata ci passa sopra." Non si sarebbe mai venuti a capo di questo piccolo mistero se sul luogo del crash non fosse stata trovata una targa con indicato chiaramente "MODEL B17 G 50 VE SERIAL 448118 ENGINE WRIGHT TYPE R-1820-97": si tratta quindi del B-17 G Serial Number 44-8118 del 463rd BG 772nd BS perso il 12 ottobre 1944 in missione su Bologna.
Secondo i documenti ufficiali contenuti nel Missing Air Crew Report il bombardiere fu colpito da Flak presso Bologna poco prima delle 11; i testimoni oculari sono concordi nell'affermare di aver notato numerosi paracadute aprirsi prima che l'aereo, in leggera picchiata, scomparisse alla vista. L'ultima posizione rilevata fu 44° 26' N 11° 22' E. Il B-17 venne probabilmente colpito dal Flak Abteilungen 485, il cui comando riporta come luogo del crash la zona di S. Ruffillo; in realtà il documento cui facciamo riferimento deve essere interpretato: infatti non si tratta del punto di impatto, bensì del punto in cui l'aereo è stato colpito, cioè approssimativamente nella verticale sopra S. Ruffillo. Il B-17 precipitò poi a 40 km di distanza. Tutti gli aviatori furono catturati in breve tempo. Un particolare ci permette inoltre di affermare che non si lanciarono immediatamente su Bologna, ma in un secondo momento, sul nostro Appennino. Lo storico Romano Rossi di Casola Valsenio, autore di numerosi studi e libri sulla guerra in Romagna, riporta la notizia che dalle sue parti furono catturati alcuni aviatori americani ed uno di essi era delle Hawaii. Effettivamente il pilota del B-17, 1st Lt. William M. Winters, era di Honolulu, ed è quindi con molta probabilità l'americano protagonista di questa "curiosa" cronaca. Gli altri membri dell'equipaggio erano: copilota 1st Lt. Irvin S. Kipper, navigatore 1st Lt. Louis Jr. Martinich, puntatore 1st Lt. Warren W. McCoy, motorista T/Sgt. David B. Cloud, marconista T/Sgt. Fedoro De Tunno, operatore radar 2nd Lt. Thomas E. Madden, mitraglieri S/Sgt. Hiram C. Kiser, Douglas F. Johnson, Philip M. Daily.
Immagini tratte da "Qualcuno per raccontare il fatto" di Ettore Calderoni - Galeati - 1976.