EQUIPAGGIO, composto da sette aviatori:
- Pilota – Warrant Officer I Class, Richard James GREGORY, Matricola R/147536, età 22 anni, figlio di Lyle Clayton e Mildred Margaret Gregory, da Bints, Saskatchewan, Canada;
- Bombardiere – Flight Sergeant, Ronald Cecil BRAY, Matricola 1315659, età 22 anni, figlio di Cecil Leonard e Annie Jane Bray, da Bradford-on-Avon, Wiltshire, Inghilterra;
- Navigatore – Flying Officer, Burnham John Malcolm THORP, Matricola J/22099, età 24 anni, figlio di Charles e Mary Thorp, da Sault Sainte Marie, Ontario, Canada;
- Operatore radio – Flight Sergeant, Colin WILSHAW, Matricola 1578575, età 22 anni, figlio di Ralph Charles e Sarah Ann Wilshaw, da Stoke-on-Trent, Inghilterra;
- Motorista – Sergeant, Ronald John PARSONS, Matricola 1419611, età 21 anni, figlio di Ernest George e Eva Parsons, da Polsloe Park, Exeter, Inghilterra;
- Mitragliere – Sergeant, Ernest FINNEY, Matricola 615952, età 24 anni, figlio di Herbert e Elsie Finney, da Oldham, Lancashire, Inghilterra;
- Mitragliere – Warrant Officer, Louis IRVING, Matricola 636022, nazionalità Inglese.
Tutti deceduti il 4 ottobre 1944 a Saletto, allora sepolti a Saletto, in seguito traslati a Chiesanuova nel “Padua War Cemetery” Cimitero di guerra del Commonwealth, riga IV, tombe da C4 a C8. [2]
• Mercoledì 4 ottobre. L’obiettivo di dodici bombardieri B-24 del 178° Squadron era un pontone sul fiume Po, situato ad alcuni chilometri da San Benedetto Po (MN). L'operazione mirava a interrompere l’impiego notturno del pontone da parte dei veicoli tedeschi che rifornivano le truppe schierate lungo la “Linea Gotica”, costretti a muoversi di notte per evitare gli attacchi dell'aviazione alleata, di giorno dominatrice incontrastata dei cieli, data la scarsa opposizione offerta dai pochi velivoli a disposizione dell'Aviazione Nazionale Repubblicana e della Luftwaffe.
I problemi iniziarono già alla partenza dall'aeroporto britannico di Amendola: tre bombardieri non riuscirono a decollare a causa di guasti ai motori, e un quarto fu costretto a fare ritorno alla base con due motori in fiamme. Gli otto bombardieri superstiti giunsero da sud intorno alle 22:10 accolti da un fuoco contraereo intenso e preciso, proveniente dalle artiglierie pesanti e leggere, incaricate di difendere l'importante imbarcazione.
Sganciarono le bombe e, nonostante i danni subiti dal fuoco antiaereo, intrapresero il volo di ritorno verso nord passando sopra Verona, dove furono ancora una volta colpiti dal fuoco antiaereo. Questo causò gravi danni al B-24 pilotato da Gregory, che venne visto dagli altri equipaggi perder lentamente quota in fiamme. [3] [4]
Ormai fuori controllo, il bombardiere proseguì con difficoltà verso sud-sud-est fino a giungere a Saletto, dove precipitò davanti al Municipio, oltre la strada statale, distruggendo completamente le case delle famiglie De Marchi e Sperandio, danneggiando un edificio della chiesa parrocchiale e lo stesso Municipio. [5]
L’arciprete di Saletto don Ernesto Raisse annotò: “Il 4 novembre alle ore 22:45 un velivolo quadrimotore carico di esplosivo, ferito ad Ostilia, venne circolando sopra il paese e finì precipitando proprio nel centro dell’abitato. Lo scoppio fu enorme. Fu preso in pieno il palazzo De Marchi che restò un mucchio di macerie, Dei 7 che si trovavano, 6 perirono (De Marchi Sofia, De Marchi Esterina, De Marchi Maria). Di questa famiglia si è salvato De Marchi Faone. Della Famiglia Sperandio non si salvò alcuno (Sperandio Augusta, Sperandio Pietro e la donna di servizio Parolari Giovanna. Data la posizione e il forte esplosivo, i danni potevano essere molto maggiori di quelli che furono, specie se l’accaduto si fosse avverato di giorno. I funerali delle vittime estratte furono imponenti. Da notare che una, estratta ancora viva (De Marchi Ester) fu assistita spiritualmente con i sacramenti. I piloti dell’aereo inglese perirono tutti.” [6]
La stampa locale, nonostante la censura militare che limitava la diffusione di notizie inquietanti sugli eventi bellici, non poté ignorare il fatto di fronte all'elevato numero di vittime.
Il giorno successivo nelle pagine del quotidiano “Il Veneto” comparve la notizia: “APPARECCHIO NEMICO precipitato nel montagnanese. Ieri sera a Saletto di Montagnana è precipitato un apparecchio nemico carico di esplosivo. Nella caduta l’aereo ha fatto crollare alcune case ed ha provocato alcuni incendi per i quali sono sul posto anche i vigili del fuoco di Padova. Si lamentano alcune vittime fra gli abitanti delle case colpite. I componenti dell’equipaggio sono deceduti”. [7]
Come appariva la zona distrutta dall’aereo, lo apprendiamo dal diario di Maria Carazzolo abitante a Montagnana: “Ieri sera a Saletto è caduto un bombardiere … Danneggiò due case e il Municipio, facendo sei morti… Le carte dell’archivio del municipio furono lanciate fino qui in piazza a Montagnana. [ndr – A circa 6 km da Saletto] Dentro all’apparecchio carbonizzati furono trovati due corpi… Ed eccomi a Saletto. Un folto gruppo di curiosi indicava il posto del disastro. Avvicinandomi ho visto … una distesa di assi e macerie, come uno spiazzo aperto sotto il celo. Guardando meglio, in due o tre mucchi distrutti di rottami d’acciaio, si potevano ravvisare dei resti dell’aeroplano. Tra le macerie erano sparsi fogli bruciacchiati dell’archivio del Municipio… Mi sono fatta coraggio e sono entrata in mezzo alle stesse… Arrivata al centro dello «spiazzo» ho visto un enorme cratere conico con un uomo in fondo, era certo il posto dove era capotato l’apparecchio... Pezzi d’acciaio, spezzoni, ruote di motore, frammenti d’elica (una pala era grande quanto le mie braccia aperte) erano sparsi tutto intorno… Intanto ascoltando i discorsi della gente, si apprendeva che i funerali dell’equipaggio erano stati fatti nella mattinata... Il De Marchi rimasto vivo [ndr – De Marchi Faone] (forse perderà un occhio), era rimasto tutta la notte con la mano aggrappato al cadavere della moglie [ndr – Pratese Sofia in De Marchi] ... usciva ancora fumo dopo due giorni di pioggia torrenziale! [ndr – da ciò si comprende che si tratta del 6 aprile] Gli uomini brontolavano: «State attente, donne! Andate fuori! Ci sono ancora degli spezzoni inesplosi, e se li pestano, scoppiano!». Effettivamente io sono andata fuori.” [8]
Oggi, dove un tempo sorgevano le abitazioni distrutte, non vi è più alcuna costruzione; rimane solamente un vasto piazzale di una ditta commerciale. Questo “vuoto” è l’unica traccia evidente di quella notte invernale del 1944.
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NOTE AL TESTO
[1] – The National Archives, Kew, Richmond, Surrey, UK – Documento, AIR 27/1121/1, No. 178th Sqn RAF: “Summary of Events”, page 1.
[2] – Cimitero di guerra del Commonwealth di Padova – Registro delle sepolture, Pag. 43.
[3] – The National Archives, Kew, Richmond, Surrey, UK – Documento, AIR 27/1125, No. 178th Sqn RAF: “Appendices”, pag. 79.
[4] – Documento in nota [1]
[5] – Archivio di Stato di Padova - Fondo Prefettura: Lettera del Comune di Saletto del 19 maggio 1945, Prot. 998, indirizzata alla Prefettura di Padova, Oggetto: Segnalazione delle varie incursioni aeree [ndr - si tratta della sede municipale di Saletto nel 1944, precedente al 2 marzo 2013, quando fu inaugurata la sede nella Villa Vallaresco Pisani].
[6] – Libro “Guerra e Resistenza. Le relazioni dei parroci della Provincia di Padova”, di don Pierantonio Gios, 2007, (Editrice Pliniana) Pag. 403. Relazione della Parrocchia di Saletto di Montagnana, 24 ottobre 1945.
[7] – Biblioteca civica di Padova, sezione Storica - Quotidiano “Il Veneto” N. 245 del 5 ottobre 1944.
[8] – Libro “Più forte della paura. Diario di guerra e dopoguerra (1938-1947)” di Maria Carazzolo, curatore Francesco Selmin, 2007, (Cierre Edizioni) Pag. da 215 a 217.