La grande confusione riguardante le notizie e le cronache riportate durante la grande battaglia aerea del 25 aprile, unita alla sovrapposizione di piu' testimonianze a volte discordanti ed infine ad una serie di grandi imprecisioni nei documenti ufficiali di entrambe le parti ha creato la radicata convinzione che al Passo dell'Eremo, presso Marradi, fosse precipitato un B-24. Nella realtà le cose andarono diversamente; si e' potuto fare chiarezza solo con le ricognizioni e le indagini svolte nella primavera del 2014 dal team di ricerca del DPAA americano. In particolare, prendendo in esame il destino del B-24 42-78180 "Maiden USA" del 2nd Lt. Dessler, si e' visto che andò a precipitare presso il piccolo borgo di Tartiglia, nell'aretino. Si tratta senza alcun dubbio del bombardiere speronato dall'Haupt. Harder come riporta Prien nella sua storia del JG53. Lo stesso Harder, dopo il suo temerario gesto, riuscì a lanciarsi e ad atterrare incolume presso Strada in Casentino. Ben piu' tragica fu la sorte dell'equipaggio americano, in quanto l'aereo fu abbandonato solamente da quattro aviatori, che furono immediatamente catturati: il pilota 2nd Lt. Harmond M. Dessler, il puntatore 2nd Lt. William H. Harvey ed i sergenti mitraglieri Bruce P. Hanson e James H. Mays. Restarono uccisi il copilota 2nd Lt. Wayne H. Sullivan, il navigatore 2nd Lt. William J. Kelly ed i sergenti Francis G. Milieuskas, Clifton L. Davidson, Anthony Raffoni e Vernon N. Coil.
Il testo che segue e' tratto dalla monumentale opera di Jochen Prien sul JG 53 Pik-as:“ "25 aprile 1944: una prima missione a seguito di una partenza dovuta ad allarme alle 10,10 non portava ad alcun contatto con il nemico, e giàun quarto d'ora dopo il Gruppo atterrava nuovamente a Bologna e a Forlì. Appena terminata l'operazione di rifornimento, alle ore 11,00 fu dato nuovamente l'allarme. Una formazione di circa 30 B-24 con caccia di scorta era stata segnalata in avvicinamento da sud. Immediatamente si alzavano in volo il Gruppo e lo Stormo Comando che in questo giorno era in missione, mentre i quadrimotori si trovavano già a sud di Forlì. Alle 11,30 aveva inizio il combattimento aereo a ovest della città, dopo che la formazione tedesca si era avvicinata non vista perche' protetta da un velo di foschia. Secondo un rapporto coevo, già durante il primo passaggio sarebbero stati abbattuti 4 Liberator, uno dei quali dall'Haupt. Harder (49' vittoria) e un altro dal Kommodore Maj. Benneman (90' vittoria) il quale venne ferito dal fuoco di un B-24. Nel rapporto relativo al suo abbattimento e' precisato: "In combattimento con aerei di tipo Liberator, il Maj. Benneman abbatteva un aereo nemico. Dopo aver esaurito le munizioni, egli guidava l'attacco di altri Bf109. Il suo aereo venne però colpito ed egli stesso fu ferito, ma riuscì a gettarsi con il paracadute. L'atterraggio riuscì bene e fu trasportato presso l'ospedale italiano di Bologna". (..) Però il combattimento non era ancora terminato. Dopo la riunificazione di tutti gli aerei, aveva inizio un secondo attacco sulla formazione di Liberator che si era frattanto molto scompigliata. L'Haupt. Harder avvistava un B-24 che volava isolato. Ciò che accadde e' riferito da un corrispondente di guerra come segue: "Dal davanti e dal basso egli attacca il bombardiere isolato dalla sua formazione e che si trova in quel momento in mezzo alle nuvole. Dopo una virata in salita e verso il basso il nemico cerca di sfuggire al pericolo incombente. Con fredda calma e riflessione l'Haupt. Harder costata che il quadrimotore ha dimenticato di sganciare le bombe. Anche se l'avversario si lancia in picchiata a 650 km l'ora egli non lo abbandona. Lentamente ma con determinazione lo sta avvicinando. Anche il volo a bassa quota tra le ripide pareti dell'Appennino e la fuga attraverso le strette valli non riescono a salvare il Liberator. Il pilota vuole raggiungere la sua 50' vittoria. Solo a 200 metri egli apre il fuoco. Il motore destro del Liberator prende fuoco. Il pilota, decorato con Croce di Cavaliere si posiziona piu' alto rispetto all'aereo nemico che nel frattempo ha ripreso quota ed inizia a battere le ali, intendendo così dire all'equipaggio del Liberator "Fate un atterraggio di emergenza, non ha piu' senso!". Però l'avversario non si dà per vinto, si alza a 800 metri e curva verso il Me 109. L'incendio del motore sembra spento. Raffiche di mitragliatrice colpiscono il Liberator ma improvvisamente l'arma si inceppa. Proiettili colpiscono il Me 109 e la pressione dell'olio si azzera. Egli pensa "Gettarsi con il paracadute?". Il motore prende fuoco. Apre il tettuccio della cabina, toglie la cuffia quando nel suo cuore si accende una fiamma: "Quello deve precipitare con me! Io posso sempre buttarmi. Devo cercare di speronarlo!" Con rabbiosa e furibonda gioia ascolta il tremendo rumore, lo stridere dell'elica ed in parte taglia via il timone di profondità e danneggia l'ala destra" - Rapporto del Lt. Zimmermann - 3LW Corrispondente di Guerra del 26/4/1944. Il rapporto verrà pubblicato nei giornali "Trierer Nationalblatt", "Spandaner Zeitung" e "Augriff" di Berlino. Non ci si deve meravigliare se di fronte a tali gesta eroiche tra i giovani in patria scoppiava l'entusiasmo per le azioni dei piloti da caccia. Jurgen Harder ebbe fortuna. Dopo l'urto con il B-24 riusci' a gettarsi dal suo "Gustav" e atterrare con il suo paracadute a sud di Firenze. Egli raccontava con modestia la sua azione, e il 25 aprile scriveva: "Molto lavoro e perciò solo una breve lettera. Oggi, in cinque minuti, sono stati abbattuti 2 bombardieri quadrimotori, il 49' e 50'. Purtroppo io stesso dovevo gettarmi con il paracadute ed ho riportato una leggera slogatura del piede destro e del braccio destro. Perciò faccio scrivere la lettera con la macchina da scrivere.”.
Jurgen Harder (13 giugno 1918 - 17 febbraio 1945) fu un asso della caccia tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale e ottenne 64 vittorie. Restò ucciso a causa di un incidente aviatorio presso Strausberg, nel Brandeburgo.
La foto dell'equipaggio e' tratta dal sito http://flgrube1.tripod.com/id237.html Zachary Taylor Nat'l Cemetery Memorial Page 8 "Maiden USA"