“Il 22 novembre era mercoledì. Avevano aperto la giornata gli spitfire, poi c’era stato un bombardamento in tre ondate. Al pomeriggio passavano formazioni di bombardieri e una aveva sganciato poco lontano, e la contraerea sparava in continuazione. –Ne hanno preso uno!...precipita…si è incendiato…viene verso di noi…ci viene addosso!– I più coraggiosi che rimasero sulla scena (…) videro tre dell’equipaggio gettarsi col paracadute, e l’aereo spezzarsi, perdere i timoni, deviare e schiantarsi dietro il forno di S. Rocco. Uno dei paracadute si incendiò, gli altri due si aprirono regolarmente e i caccia li sfiorarono ripetutamente per risucchiarli oltre la linea del fronte. L’aereo era caduto in fiamme senza esplodere a cavallo tra il cortile del forno e la Ravegnana e uno dei motori si era infilato giusto nel pozzo. Vicino alla coda c’era il quarto membro dell’equipaggio, un sergente maggiore della RAF…. Al tramonto una colonna di fumo saliva dall’aereo che bruciava ancora, verticale fino in alto, poi diventava una striscia orizzontale verso ovest nel cielo rosso". Questa è la testimonianza tratta da un pubblicazione locale, “Racconto della guerra” di Gino Bertoni, della collana di Quaderni di radio 2001 Romagna del giugno '94 edito dalla Tipografia Faentina.
Una ricerca effettuata negli archivi australiani ha confermato questo episodio in maniera quasi identica: infatti si trattava di un Martin Baltimore del 454° Sqn. RAAF, che però volava con equipaggio interamente della RAF. Alle 13,28 sei velivoli guidati dal Col. Stinson decollarono dal campo di Falconara per bombardare delle posizioni difensive tedesche vicino a Faenza. Era la seconda ondata del giorno, al mattino non si erano registrati attacchi di contraerea. Iniziato lo sgancio da 11000 piedi la formazione fu bersagliata dal fuoco della flak e quasi immediatamente il Baltimore V nr. FW689 pilotato dal F/O Kenneth Robert Thompson fu colpito al motore sinistro. Gli altri piloti della formazione videro l’aereo incendiarsi, perdere quota e, dopo una ventina di secondi, esplodere al suolo in una palla di fuoco. Furono notati solo due paracadute aprirsi. Allontanandosi dal luogo della tragedia si vedeva chiaramente una colonna di fumo marrone levarsi da terra. I cinque bombardieri superstiti atterrarono regolarmente a Falconara alle 15,10.
Dei tre membri dall’equipaggio che effettivamente riuscirono ad abbandonare l’aereo lanciandosi con il paracadute solamente uno si salvò, atterrando dietro le linee tedesche e finendo conseguentemente catturato: era F/O William Bourn, navigatore, che terminerà la guerra in prigionia. Le fiamme infatti incendiarono un paracadute (che non fu visto aprirsi) e ustionarono gravemente il F/O Thompson che, atterrato regolarmente, morì il giorno stesso per le ferite riportate. Gli altri membri dell’equipaggio rimasti uccisi erano i F/S William Gerald Bebbington e George Baimbridge, marconisti/mitraglieri.