Un orologio fermo da oltre 75 anni, da poco dopo le 10,05 di quel 12 maggio 1944 quando un P-38 si schianta a forte velocità sulle colline romagnole. Un istante congelato nel tempo, un istante che strappa la vita ad un giovane pilota americano, il tenente Paul George Winston Jr, del 14th Fighter Group USAAF. L’ultimo ritrovamento di Alessandro De Varti, nostro amico e collaboratore, ci ha lasciato senza fiato. Le sue ricerche condotte sul luogo dello schianto, presso Camposonaldo, ci hanno restituito quel tragico istante. Fra tanti reperti, ecco emergere dalla terra l’orologio del cockpit del P-38 Ser. Nr. 42-67942. Nel MACR, ultimo contatto radio: 10,05. Ultima posizione rilevata: 40 miglia sud est di Bologna. Cause della perdita: the pilot was flying on instruments in 10/10’s weather so it is believed to have been lost as a result of adverse weather. In poche parole, maltempo.
Quel 12 maggio la copertura nuvolosa di 10/10 presente sul nostro Appennino costa la vita a tre piloti americani, uno del 1st FG e due del 14th FG. Sono circa le 8,30 quando gli aviatori del 1st FG devono fare i conti con condizioni meteo molto difficili. I piloti devono volare in assenza di visibilità e devono fare affidamento solo agli strumenti di bordo. Hanno già avuto una perdita, il Lt. Richard Cooley, abbattuto dal S.Ten. Morandi presso Albinea, nel Reggiano. Sulla Romagna il cielo è impenetrabile. Il prezzo da pagare è alto: i tenenti James Lilly e Robert McIntosh non rientrano, anche se la sorte ha in serbo per loro destini opposti. Il primo si lancia all’altezza di Borgo Rivola e viene catturato dalla GNR, unico sopravvissuto fra i non rientrati in quel tragico giorno. Del secondo, nessuna traccia o notizia utile. Disperso.
Sulla Romagna le condizioni meteo continuano a essere estreme: è passata poco più di un’ora, e adesso sono i P-38 del 14th FG a pagarne le conseguenze. Si trovano a 14000 piedi e sono costretti a procedere in mezzo alle nubi senza alcun riferimento visivo. L’unica cosa che possono fare è stare incollati agli strumenti di bordo. I canali radio sono intasati: gli aviatori si chiamano in continuazione. Chissà se l’addestramento li ha ben preparati a queste condizioni di volo. Chissà se i nervi stanno reggendo o l’angoscia si sta insinuando nelle loro menti. Un’ora prima Lilly si era lanciato, forse in preda al panico o forse non più in grado di pilotare in quelle condizioni, con l’aereo che non risponde ai comandi come dovrebbe a causa del ghiaccio che lo ricopre. Un gesto che potrebbe anche avergli salvato la vita. Sono circa le 10 quando il tenente Herbert Aldrich si schianta con il suo P-38 Ser. Nr. 42-104246 sulle colline cesenati presso Civorio. Dopo Cooley e McIntosh, la totale copertura nuvolosa, unita ad un probabile disorientamento spazio-temporale, miete la terza vittima della giornata. Passano pochi minuti e Winston subisce la stessa sorte. Un boato scuote le colline di Camposonaldo, presso S. Sofia. Sono trascorsi solo uno o due minuti dalle 10,05, suo ultimo contatto radio. Alessandro De Varti ha svolto ricerche sui luoghi degli incidenti di Aldrich e Winston. Come ben si sa, la caduta di un aereo lascia centinaia di frammenti, piccoli e grandi: i più sono “anonimi” pezzi di metallo, nel senso che, pur rappresentando una storia reale e ben definita, restano quasi muti. Ma a volte dalla terra la Storia riemerge con tutta la sua forza e drammaticità. Ecco il radio call di Aldrich, con il seriale dell’aereo ancora perfettamente leggibile: 2-104246. Un gradito regalo per i ns. amici del DPAA, che hanno potuto avere ulteriore conferma sull’identificazione del pilota eseguita nell’immediato dopoguerra. Ecco l’orologio di Winston, che ci riporta a quei tragici momenti.
I luoghi degli incidenti e le sepolture di Cooley, Aldrich e Winston furono rintracciate dai search party americani.
Lilly rientrò dalla prigionia in Germania a guerra terminata. Fra tutti i piloti perduti quel 12 maggio, solo il tenente Robert McIntosh rimase disperso. E tale rimase fino al 12 agosto 2013.